Il passato di Roberto Floriano.
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Floriano: “Tutto sulla mia storia, tra sacrifici e occasioni mancate. Baggio? La mia scintilla”. E su De Zerbi…
L’attaccante del Palermo Roberto Floriano torna a parlare del suo passato, dalla nascita in Germania al sogno nerazzurro nelle giovanili dell’Inter
Dalla Germania all’Italia, con il sogno di scendere in campo. La carriera dell’attaccante del Palermo è ricca di esperienze e sogni. Il club del duo Mirri-Di Piazza, oggi, è l’ultimo tassello, ma il classe ‘86 non dimentica i suoi trascorsi.
Floriano, intervenuto ai microfoni del ‘Corriere dello Sport’, si è raccontato così: “Sono nato ad Albstadt. Papà Luigi di Lecce, e mamma Giuseppina di Avellino, si sono conosciuti in Germania. Ci siamo trasferiti a Legnano, quando l’Inter mi ha scelto. Avevo 12 anni, ai genitori non davo respiro: “Voglio giocare, voglio andare via...” Interpretavo il desiderio dell’italiano all’estero che spera sempre di tornare al proprio paese. Di quel periodo mi resta una bella infanzia, tanti amici, le partitelle nel cortile di casa: Italia contro Germania, vetri rotti e “urlacci” dei vicini. La scintilla è stata Usa ‘94. Roberto Baggio era ed è il mio idolo. Lui mi ha fatto innamorare di questo mondo. In comune a Chiellini, invece, ho il segno zodiacale del leone, ma io con ascendente leone. Carattere tosto e testa dura. Lui è un guerriero. Leader, capitano e ha vinto tutto. Io ho avuto una bella carriera ma nei piani bassi, non mi lamento”.
Dopo qualche anno dai primi passi sui campi tedeschi, le giovanili dell’Inter: “Potevo scegliere tra Stoccarda, Borussia Dortmund e Bayern Monaco. Mi chiedo: “Se l’avessi fatto?” Invece, in vacanza a Lecce, mio padre mi portò all’Inter Campus: dopo 10 minuti ero nerazzurro. La prima immagine che ho di Milano è quella di Ronaldo, il fenomeno. Subito dopo arrivò Baggio e quando facevo il raccattapalle, cercavo in ogni modo di stargli vicino”. E, in seguito, anche qualche esperienza all’estero, come la A sfiorata in Bulgaria con il Botev Vratsa: “Fu Sonzogni a volermi, mi conosceva dall’Alessandria. L’esperienza durò poco. Fui trattato male, non mi pagarono, l’allenatore venne licenziato dopo tre partite. La mia è stata una storia di sacrifici e di occasioni mancate”.
Infine, una battuta su un tecnico a lui particolarmente caro, che ha inciso sulla sua personalità: “De Zerbi. E’ avanti anni luce. Poi, Morgia per come interpretava il 3-4-3. Vecchi mi ha fatto capire che avevo qualità, è stato il primo a portarmi in C”.
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