serie d

Ficarrotta: “Giocare nel Palermo era il mio sogno, alla Juventus ho imparato tanto. Io testa calda? Ecco la verità…”

"Ora c'è il Palermo: sudo e lotto con orgoglio per questa maglia quando l'allenatore mi chiama. Anche solo per uno, due, cinque o venti minuti come a Nola"

Mediagol92

"Ogni volta che per andare a Mondello passavo davanti alla Favorita mi immaginavo quanto sarebbe stato bello giocarci dentro. Finalmente sono riuscito a coronare questo sogno".

Esordisce così l'attaccante del Palermo, Luca Ficarrotta, nell'intervista rilasciata ai microfoni dell'edizione odierna de La Repubblica. Il 29 calciatore palermitano, domani alle ore 14.30 contro il Corigliano Calabro, con tutta probabilità partirà dal 1' minuto: "Sono palermitano, giocare nel Palermo è sempre stato il mio sogno - ha proseguito l'ex Marsala -. Da piccolo avevo la possibilità di farlo, poi ho preso altre strade preferendo andare a Torino. Non perché in quel periodo la Juventus offrisse molte più opportunità rispetto a quel Palermo, ma perché ero giovane e volevo fare un altro tipo di esperienza. Oggi a 29 anni ho avuto questa occasione e non me la sono fatta scappare, giocare al "Barbera" è sempre stato mio sogno".

La scelta di andare in Piemonte non è però risultata delle migliori: "Ho imparato tanto, non so cosa sarebbe accaduto se fossi rimasto a Palermo. Ma avevo 14 anni e con i miei genitori, ascoltando anche i suggerimenti di alcuni addetti ai lavori, ho scelto di lasciare casa. A Torino sono diventato un uomo. Ho imparato tantissimo e non solo a livello calcistico. Se sono dispiaciuto? Mi sarebbe piaciuto avere qualche possibilità in più, ma ho fatto tanti errori. A volte da piccolo fai cose delle quali poi da grande finisci per pentirti. E che magari cambiano il tuo percorso. Ma ora non voglio più pensare al passato, a Torino e alla Juventus. Ora c'è il Palermo: sudo e lotto con orgoglio per questa maglia quando l'allenatore mi chiama. Anche solo per uno, due, cinque o venti minuti come a Nola".

Di Ficarrotta si dice che sia una testa calda, ma il classe 1990 adesso è cresciuto ed ha completato il suo processo di maturazione: "Da piccolo avevo qualche atteggiamento sbagliato. Magari ti capita litigare con un compagno in allenamento oppure a scuola. Piccole cazzate che qui potrebbero passare inosservate o come marachelle e che lì giustamente non ti fanno passare perché sono severi e inflessibili. Però non sono una testa calda, potete chiedere in tutti gli spogliatoi in cui sono stato. Quest'etichetta forse è nata perché forse ero una testa calda in campo, anche se forse è meglio dire che da giovane ero più istintivo. Se mi passava per la testa di reagire e dare uno schiaffo lo facevo. Ma ora a 29 anni con una famiglia e un bambino sono un'altra persona. Sono cresciuto con gente che ha fatto calcio ad alti livelli e chi mi ha dato tanto anche a livello umano".