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Fallimento Palermo, Orlando: “Grazie alla FIGC, andava messo un punto. Il Progetto Rete…”

Le dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando nel corso della conferenza stampa di presentazione del "Progetto Rete"

Mediagol22

E' stata presentata quest'oggi a Palermo la sesta edizione del Progetto Rete.

L'iniziativa sviluppata dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio, giunta quest'anno alla sesta edizione, è rivolta ai ragazzi accolti nei Progetti Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati presenti in tutto il territorio nazionale e si pone l'obiettivo di utilizzare il calcio come veicolo per favorire i processi di inclusione e promuovere comportamenti eticamente corretti attraverso l’educazione ai valori utilizzando l’attività sportiva come modello per la società.

Nel corso della conferenza stampa di presentazione odierna, svoltasi presso la splendida cornice di Villa Niscemi, il numero uno della FIGC Gabriele Gravina ha illustrato il progetto. A dire la sua in merito, anche il sindaco del capoluogo siciliano Leoluca Orlando, il quale è tornato a parlare anche di quanto accaduto al Palermo Calcio nei mesi scorsi, a seguito del fallimento della vecchia società, che ha condotto alla conseguente rinascita del club sotto la guida del duo Mirri-Di Piazza: "Un grazie alla Federazione per aver seguito con attenzione le vicende legate al Palermo. Arriva un momento in cui bisogna mettere un punto e andare a capo. Quest’iniziativa so che è una missione della FIGC, quella che lui definisce un nuovo umanesimo dello sport e della vita. Credo che l’espressione rete è al tempo stesso un risultato ma anche un metodo, la sfida del preosndete è dimostrare che esistono gli interessi economici e agonismo e che questi possono coesistere. Palermo ha il suo “I have a dream”, credo che questa operazione era importante presentarla nella nostra città. Io sono per l’abolizione della parola migranti perché siamo tutti esseri umani e la FIGC lo ha voluto dimostrare con questo progetto. La patria la scegliamo noi, anche se ho avuto genitori brutali che non mi hanno chiesto dove volessi nascere condannandomi a crescere in questo paese. L’identità e la patria, la cagliamo noi. Il senso di questa iniziativa è che il mondo è cambiato. Ci hanno insegnato ad avere cura degli altri. Oggi purtroppo c’è stato uno stravolgimento totale e capita che si ha paura di chi ha meno di noi o risulta comunque diverso. Si ha paura di ciò che non si conosce e di chi è invisibile, il Progetto Rete ha cercato di scardinare taluni pregiudizi. Lo scopo dello sport è rendere visibili chi lo pratica, ti aiuta a conoscere te stesso e l’altro. Ti aiuta soprattutto a comprendere che bisogna avere rispetto per l’integrità della persona umana. Il valore dello sport non è diverso dalla vita, dobbiamo comprendere che sarà importante avere dei politici con le occhiaie e nervosi".

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