"Nostro figlio ha tracciato la linea guida per tutta la famiglia".
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Corradi: “La malattia di mio figlio è stata la più dura partita da affrontare. Dovevo andare al Milan, ma poi…”
L'ex bomber di Reggina, Lazio e Inter, Bernardo Corradi, si è raccontato a cuore aperto: carriera, retroscena e la dura malattia del figlio Giacomo
Con il futuro del calcio giocato ancora in bilico, sono tanti gli addetti ai lavori e non che, tra un diretta Instagram e l'altra, hanno rivelato alcuni importanti aneddoti e retroscena della propria vita privata. In questa lunga lista di nomi, c'è anche l'ex bomber, fra le tante, di Udinese e Lazio, Bernardo Corradi, che intervenuto ai microfoni di 'Casa Sky Sport', si è raccontato a 360° toccando varie tematiche: dalla fortunata carriera al grande rimpianto, il mancato approdo al Milan, fino alla dura malattia affrontata e vinta da suo figlio, Giacomo.
CARRIERA - "Sono stato un calciatore molto fortunato. Non ho rimpianti. Ho giocato in grandi squadre e vissuto in città stupende. Il mio percorso calcistico è stato differente. A 18 anni giocavo ancora nei dilettanti. Ho lavorato sodo, mi sono allenato tanto e ho imparato molto in fretta per arrivare in Serie A. L’esperienza migliore? Alla Lazio. La prima volta che misi piede a Formello mi resi conto che mi stavo misurando con una realtà importante".
IL RETROSCENA- "Avevo un accordo con il Milan. Era tutto fatto. Ma alla fine andai al Valencia. La Lazio aveva un debito con gli spagnoli quindi, insieme a Fiore, scegliemmo di trasferirci in Spagna. E’ stato il mio modo di aiutare e ringraziare la Lazio".
LA SALUTE DEL FIGLIO - "Veder star male un figlio è una cosa che un padre non potrà mai accettare. Molta forza nell’affrontare quella situazione l’ho ricevuta da mia moglie, Elena (Santarelli). Quando vivi determinate cose la forza devi prenderla per istinto di sopravvivenza. Nostro figlio ha tracciato la linea guida per tutta la famiglia”.
LA NUOVA VITA -"Cosa faccio adesso? Alleno la nazionale italiana Under 18. E’ un’esperienza molto positiva. Mi piace molto avere a che fare con i ragazzi. Sono un allenatore che li lascia anche liberi di sbagliare, non mi piace stargli molto addosso. Adesso per un giovane è più facile esordire in Serie A oppure in Nazionale. I tempi sono cambiati molto rispetto al passato".
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