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Chimenti: “In Mirri rivedo Renzo Barbera, con lui il Palermo tornerà ad essere una grande società”

PALERMO, ITALY - JUNE 05:  Vito Chimenti is challenged by Salvo Ficarra during the charity match between Atletico Salvuccio and Real Valentino at Stadio Renzo Barbera on June 5, 2015 in Palermo, Italy.  (Photo by Tullio M. Puglia/Getty Images)

L'intervista all'ex attaccante del Palermo di fine anni settanta, riconosciuto come "l'uomo della bicicletta", Vito Chimenti

Mediagol97

Parola a Vito Chimenti.

L'ex centravanti originario di Bari è stato uno degli attaccanti più rappresentativi del Palermo di fine anni settanta: con la maglia rosanerogiocò due stagioni e grazie alla sua classe e l'invenzione della celebre "bicicletta" fece innamorare il pubblico di quella che era ancora la "Favorita".

Realizzò ventinove reti in due anni e segnò pure contro la Juventus di Trapattoni, Zoff, Bettega e Scirea nella finale di Coppa Italia persa ai tempi supplementari nel 1979. Oggi Chimenti vive a Matera, ma lunedì tornerà a Palermo per giocare il match organizzato dalla nuova proprietà del club siciliano contro le vecchie glorie rosanero. Di seguito le dichiarazioni rilasciate sull'argomento dall'ex calciatore, intervistato da La Repubblica - Palermo.

Che effetto le fa ritornare a giocare al 'Barbera'?

"Non è la prima volta che torno a giocare a Palermo. Qualche anno fa partecipai ad una partita di beneficenza organizzata da Ficarra e Picone. Il 'Barbera' suscita un effetto particolare".

Qual è il ricordo più bello delle stagioni trascorse a Palermo?

"L'esordio in casa contro il Napoli nel campionato 1977-78. Quel giorno faceva molto caldo, ma lo stadio era tutto esaurito. Era la prima volta che giocavo davanti un pubblico del genere. Sentire il tifo dei palermitani è qualcosa di indescrivibile. Perdemmo immeritatamente la partita per 3 a 2. Io segnai una doppietta e nonostante la sconfitta conquistai la simpatia della gente".

Ancora oggi la chiamano 'Vito-gol', l'uomo della bicicletta.

"Avevo un gioco molto tecnico che mi permetteva di fare delle giocate inaspettate. Mettevo il pallone tra i piedi e con il gesto della bicicletta superavo l'avversario. Nonostante siano passati diversi anni ormai, è raro vedere giocate simili durante le partite di oggi. Per questo alla gente è rimasto impresso il mio gesto e ancora oggi mi ricorda come l'uomo della bicicletta".

Ha qualche rammarico per la finale di Coppa Italia persa nel 1979 col Palermo?

"Ho avuto sempre il rammarico per l'esito di quella partita. Giocammo contro la Juve, una squadra molto esperta. Segnai a Zoff dopo appena un minuto di gioco, ma purtroppo mi infortunai in un contrasto con Antonio Cabrini. Mi fermò con una scivolata mentre ero diretto in porta. Non mi sono mai fatto così male come quella volta. Nella mia carriera potevo giocare anche con una sola gamba, ma quella volta ricordo che non riuscivo più a camminare. Ho cercato in tutti i modi di rientrare in campo, ma purtroppo non ci sono riuscito. Eppure potevamo vincere. Perdemmo la gara a pochi minuti dalla fine dei tempi supplementari. Un vero peccato".

Il Palermo ripartirà dai dilettanti. Se lo aspettava?

"Leggendo i giornali sapevo che il Palermo fosse a rischio. Da anni Maurizio Zamparini voleva vendere la società. Mi dispiace molto per i palermitani, perché è un popolo che non se lo merita".

Adesso c'è una nuova proprietà.

"Speriamo che con Dario Mirri la gente torni ad avere un entusiasmo notevole. Si ripartirà da zero cercando di rimediare agli errori della società precedente. Adesso bisogna pensare al futuro. Oggi la squadra è in mano ai palermitani e questa è una cosa molto positiva. Mirri è un presidente tifoso, una persona per bene. Occorre stargli molto vicino e sono convinto che con lui il Palermo tornerà ad essere una grande società".

Lo sa che è stato l'idolo di Mirri? Il presidente si mise addirittura a piangere quando lei lasciò Palermo.

"Non avrei mai voluto lasciare Palermo. Era diventata la mia seconda casa. All'epoca dovetti andare via per permettere all'allora presidente Renzo Barbera di riequilibrare il bilancio della società e consentirgli di continuare ad investire per il Palermo".

Da Renzo Barbera a Dario Mirri. Cosa è cambiato?

"Nulla. Stessa famiglia. Stesso stile. In Mirri intravedo la stessa determinazione dello zio Renzo. Sono presidenti tifosi accomunati dal grande entusiasmo. Ricordo con piacere quando una domenica fredda e piovosa battemmo per 3 a 2 la Sampdoria a Genova. Dopo la gara non riuscimmo a rientrare a Palermo per il maltempo e fummo costretti a prendere un treno per Roma. Arrivammo a notte inoltrata e in hotel trovammo ad aspettarci il

presidente Renzo Barbera. Per noi fu un gesto significativo. Non avevo mai visto una cosa del genere fino a quel giorno. E Dario è come suo zio".

Qual è l’appello che fa ai tifosi?

"Riempite lo stadio. Sostenete i colori rosanero e presentatevi in 30 mila al 'Barbera' ogni domenica".

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