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Budan-Mediagol: “Emergenza Coronavirus? Ecco cosa può fare il mondo del calcio. In Croazia ci stiamo preparando per tempo”

L'intervista esclusiva concessa da Igor Budan, ex attaccante di Atalanta, Parma, Palermo e della Nazionale croata, alla redazione di Mediagol.it

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Una carriera significativa e di livello, quasi totalmente costruita in Italia, tra Serie A e torneo cadetto, dopo il biennio con la maglia del Rijeka in massima serie croata. Igor Budan ha sempre mostrato tempra, determinazione e coraggio da uomo vero, riuscendo costantemente a reagire alle avversità ed a risalire orgogliosamente la china, lottatore indomabile all'interno del rettangolo verde così come nella vita di tutti i giorni oltre i confini del terreno di gioco. Attaccante di razza e di stazza, mole imponente, ottime capacità nel gioco aereo, buone doti tecniche individuali che lo rendevano prezioso anche in fase di sponda e cucitura delle trame offensive. La spada di Damocle degli infortuni ha tarpato le ali all'ex Atalanta, Parma e Palermo, troppo spesso avversato da guai fisici che ne hanno pesantemente condizionato continuità di impiego ed evoluzione della parabola professionale. Tuttavia, la media realizzativa del terminale offensivo che ha vestito anche la maglia della Croazia è sempre stata rispettabile nel panorama calcistico italiano. Sessanta reti complessive tra massima serie e campionato cadetto in Italia, quindi una carriera da dirigente iniziata nel 2013 a Palermo nelle vesti di Team Manager e proseguita allo Spezia nel ruolo di direttore sportivo qualche anno dopo. Percorso professionale che adesso sembra aver intrapreso altre diramazioni, in ambito di consulenza, scouting ed intermediazione, nel mondo calcistico, con nuovi orizzonti di matrice immobiliare. Nel corso dell'intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it, l'ex attaccante del Venezia analizza il drammatico momento su scala mondiale legato all'emergenza sanitaria figlia della diffusione del Coronavirus. 

"Misure di prevenzione e cautela corrette per contrastare il diffondersi del contagio da Coronavirus? Sicuramente, come ha detto il grande allenatore Jürgen Klopp, forse non siamo le persone giuste per giudicare l'opportunità e la bontà di queste misure. Mi trovo in Croazia, e ci stiamo preparando a vivere l'ondata del virus agendo un po' più tempestivamente dell'Italia visto che qui siamo ancora su numeri diversi per quanto riguarda il computo dei contagi. Difficile dire se qualcuno ha reagito male o avrebbe dovuto farlo meglio e in anticipo, stiamo parlando di una situazione dura da gestire avendo solo due settimane di tempo per focalizzare e dimensionare il problema. In questo lasso di tempo devi scoprire se hai o meno il virus e magari hai già girato per un po' di tempo, incontrando persone e trasmettendolo potenzialmente a tanti altri individui. Non è facile, mettendomi nei panni di chi ha preso decisioni importanti per un Paese e un popolo: sono situazioni particolarmente difficili e delicate. C'è solo da sperare che si arenino definitivamente i contagi, i soggetti malati e le persone che perdono la vita. Cosa può fare di concreto il mondo del calcio? Il calcio, in primis, e il mondo dello sport hanno sempre dato l'esempio positivo. Lo sport di per sé è un'esempio virtuoso in termini di stile di vita, gli atleti sono testimoni ed esempi per chi li segue che cercando di trasmettere ottimismo e professionalità. Penso che i campioni del mondo del 2006 abbiano voluto cercare con la loro nobile iniziativa di solidarietà a sostegno della Croce Rossa Italiana di dare carica e forza morale a tutti coloro i quali in questo momento soffrono, cercando di aiutarli a resistere e guardare sempre nella giusta direzione. Inoltre, il calcio credo si sia mosso in circostanze del genere, mostrando umanità e sensibilità sociale ed ha già fatto molte cose positive. Speriamo che tutti riusciamo a rispettare le regole indicate avendo tantissima pazienza e aiutando chi è in difficoltà. Come sta reagendo la Croazia? Sono molto legato all'Italia e i vent'anni passati nel Bel Paese non si possono cancellare dalla mia vita. In tante cose mi sento più italiano che croato aldilà del luogo di nascita e delle origini. In Croazia, penso che le misure e le strategie di prevenzione fin qui adottate siano buone. Abbiamo avuto testimonianza in merito al modus operandi per fronteggiare questo tipo di emergenza sanitaria, dall'Italia e da altri paesi precedentemente colpiti, e così ci siamo preparati per tempo al meglio. Siamo molto legati all'Italia e altri Paesi, come la Germania in cui risiedono e lavorano da decenni molti croati. Alcuni di loro hanno deciso di rientrare in patria evitando la quarantena posta in atto nel territorio tedesco. Anche in Croazia, il governo ha deciso di chiudere bar e ristoranti, ma si può lavorare nei cantieri che rimangono aperti: non vogliamo arrivare al picco di contagi prevenendo con scrupolo e massima attenzione al fine di ed evitare l'esperienza italiana, soprattutto quella particolarmente complicate che sta vivendo l'area settentrionale del vostro Paese.