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AIC, Calcagno: “Nessuno sciopero, ma salute giocatori da tutelare. In Lombardia ci hanno chiesto…”

Le dichiarazioni rilasciate dal vicepresidente dell'AIC, Umberto Calcagno, in merito alle sorti della Serie A a fronte dell'emergenza Coronavirus

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Quale futuro per la Serie A?

L'emergenza Coronavirus sta mettendo a rischio le sorti del massimo campionato italiano. Domenica, dopo diverse polemiche, sono andati in scena i recuperi della ventiseiesima giornata. L'AIC avrebbe voluto, per preservare la salute dei suoi assistiti, evitare che le squadre scendessero in campo. La Lega ha però dato il via al turno, che terminerà questo pomeriggio con Sassuolo-Brescia, in programma alle 18.30. Il prosieguo della stagione, tuttavia, è ancora in dubbio.

Umberto Calcagno, vicepresidente dell'AIC, intervenuto ai microfoni di Radio Punto Nuovo, ha parlato a nome dei calciatori, escludendo la possibilità di sciopero ma schierandosi a favore della sospensione del campionato: "A nostro modo di vedere non ci sono le condizioni per garantire la sicurezza ai nostri associati e bisogna ridurre al minimo le nostre attività. Il messaggio che dobbiamo dare è quello di starcene in quarantena oppure no? Per noi oggi la funzione sociale è quella di mandare il messaggio, di far capire in che stato siamo. I calciatori non sciopereranno ma la nostra richiesta è quella di sapere se è logico andare avanti. Ci devono garantire che possiamo fare spostamenti, rientrare o uscire dalle zone rosse. È ovvio che ho paura delle conseguenze di uno stop, ma devo prima di tutto garantire la salute ai miei associati. La bozza dello sciopero è stata fatta perché molti giocatori non volevano giocare, credo fosse necessaria in realtà solo l'astensione. Lo sciopero non sarebbe comunque stata la strada migliore, bisognava attenersi ai decreti ministeriali. In Lombardia ci hanno chiesto giocatori come testimonial per dare un messaggio agli italiani di non uscire e poi li vediamo in TV che si baciano e abbracciano".