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Accardi: “La mia famiglia vive di calcio, dentro di noi un cuore a forma di pallone. Il mio sogno…”

Le dichiarazioni rilasciate dal difensore rosanero, Andrea Accardi

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"Non ci chiamiamo Maldini, nostro idolo, ma anche dentro di noi batte un cuore a forma di pallone che non ha risparmiato nessuno delle nostre generazioni".

Esordisce così Andrea Accardi, che in una lunga intervista rilasciata ai microfoni del 'Corriere dello Sport', ha raccontato a 360° l'amore sfegatato per il calcio e soprattutto per il Palermo, una passione condivisa interamente la sua famiglia: "Il più famoso, mio cugino Pietro, protagonista di una doppia promozione: quella storica in A con il Palermo di Guidolin e prima ancora dalla C alla B; anche zio Enzo, centrocampista offensivo, cominciò nelle giovanili del Palermo; mentre suo figlio Fabrizio toccò l’apice in C a Gela; Gianni, mio padre, prima lavorava nelle ferrovie a Cambiano, giocava nella Cambianese e seguiva le trasferte del Palermo. Il suo racconto della sfortunata finale di Coppa Italia contro la Juventus fu la scintilla della nostra passione. E che cosa poteva essere papà, se non difensore? Il ruolo l’ho ereditato da lui. Infine, mio nipote, Gabriele, 13 anni, che cresce in una scuola calcio palermitana in attesa di un provino rosanero. Nessuna raccomandazione, deve meritarlo, a casa nostra si usa così".

"Se riuscissi a volare col Palermo in Serie A - ha proseguito il difensore rosanero classe '95 - vincerei anche la sfida con mio cugino Piero che è da sempre il mio mito. Questo è il mio sogno. Quando il Palermo salì in A, andai a festeggiare in piazza con la sua maglia. Non faccio fatica ad ammetterlo: prima che calciatore, sono un fan sfegatato. Sensazione unica. E vivi la maglia il triplo, perché la gente da te si aspetta l’impossibile…", ha concluso Accardi.

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