serie d

Accardi: “Darei il sangue per la maglia rosanero. L’esultanza con Sforzini? Vi spiego. Il mio rapporto con i tifosi…”

"Sono malato di calcio vero, non è sempre un bene perché non stacco mai. A casa mia si vede solo calcio. Oppure un film con la mia ragazza. Anche al cinema"

Mediagol92

Jolly rosanero.

AndreaAccardi è un palermitano vero, legato alla squadra della sua città. Il difensore classe 1995 è l'unico calciatore rimasto al Palermo dopo il fallimento della vecchia società. Un ragazzo umile che con sacrificio e dedizione sta riuscendo pian piano a trovare nuovamente spazio. Intervistato da La Repubblica, Accardi ha parlato del suo numero di maglia, il 4, lo stesso che indossava Giovanni Tedesco: "Lo indosso da sempre. Dai tempi della Primavera. Non l'ho mai mollato, a parte a Trapani perché lo aveva il capitano Pagliarulo e per lui è sacro. Giovanni è un simbolo della palermitanità. Era il mio idolo da ragazzino. L'ho sempre ammirato come persona e come giocatore. Ho avuto la fortuna di conoscerlo durante il settore giovanile".

Il difensore palermitano si è anche soffermato sui suoi inizi: "Mi sono fatto le ossa e tante sbucciature al campetto del Villaggio Santa Rosalia. Mi sono formato anche a livello caratteriale conoscendo ragazzini che erano meno fortunati di me. Ho sempre avuto una famiglia meravigliosa alle spalle, c'erano ragazzi che giocavano con me che non hanno avuto questa fortuna. Giocavamo con il Super Santos, ma se c'era il ragazzo un po' più borghese, quello che aveva i soldi e il pallone di cuoio, era tutta un'altra storia".

"Se sono contento dello spazio che ho? Chi mi conosce sa che darei il sangue per questa maglia. Quando mi sono rotto il naso ho preferito rimanere in campo, ma non l'ho fatto per prendermi meriti. Anzi ci ho anche rimesso. Mi piacerebbe che i tifosi capissero quanta voglia abbiamo noi che andiamo in campo e che riuscissero a rivedersi in noi".

In occasione del gol contro l'FC Messina, Accardi e Sforzini hanno dato vita ad uno strano balletto: "È nato tutto in infermeria venerdì scorso, ascoltavamo musica e Nando ha messo "L'amour Toujours" e abbiamo iniziato a ballare. A quel punto gli ho detto che se avesse segnato avremmo esultato in quel modo. Se gioco con i videogiochi? Ho un playstation a casa che non uso da anni. Sono malato di calcio vero, non è sempre un bene perché non stacco mai. A casa mia si vede solo calcio. Oppure un film con la mia ragazza. Anche al cinema. Mi piacciono i film d'azione e le commedie. L'ultimo che ho visto è quello di Checco Zalone. Tolo Tolo non è il suo solito film, ma ti fa capire tante cose. Fa ridere e ti lascia anche un grandissimo insegnamento".

Infine, il difensore rosanero, che contro i peloritani ha anche indossato la fascia da capitano, ha raccontato cosa avrebbe fatto qualora non fosse riuscito a diventare un calciatore: "Forse sarei andato a lavorare in pasticceria da mio zio. I libri li ho mollati quando ho iniziato ad allenarmi con la prima squadra. Però, grazie ai miei genitori, mi sono diplomato in ragioneria".