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Capello: “Ritroveremo un calcio difficile, pericolo infortuni troppo alto. Totti? Vi svelo un segreto”

Fabio Capello ha parlato delle conseguenze dell'emergenza Coronavirus sul calcio, ripercorrendo, successivamente, parte della sua carriera

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"Ritroveremo un calcio difficile, per i giocatori ci sarà grande difficoltà”.

Lo ha detto Fabio Capello. L'ex tecnico del Milan, intervenuto ai microfoni di Calciomercato-L’originale, è tornato a parlare dell'emergenza Covid-19, analizzando, nel dettaglio, le inevitabili ripercussioni di tale condizione inquietante sull’intero mondo del calcio. Ma non solo. L'allenatore nativo di San Canzian d'Isonzo, in Friuli-Venezia Giulia, ha poi fatto un tuffo nel passato, ripercorrendo alcune tappe della sua carriera, dall’arrivo alla Juventus, fino all’approdo alla Roma, passando per i più prolifici anni al Milan.

CALCIO E CORONAVIRUS - "Sicuramente ritroveremo un mondo e un calcio diverso, più difficile. I calciatori, nonostante si siano allenati, sarà tutto molto diverso e ci sarà un pericolo infortuni. Per questo appoggio la possibilità di fare più di 3 cambi a partita dovendo giocare una gara ogni tre giorni".

L’ARRIVO ALLA JUVENTUS - “Un giorno mi telefona Tosatti, eravamo amici, mi dice: 'Fabio, ti interesserebbe la Juventus?'. Risposi: 'Credo di aver fatto la mia parte nella Roma, dopo 5 anni un allenatore non riesce più a esprimersi come all'inizio'. Mi mise in contatto con Moggi e Giraudo, ci incontrammo a Milano. Ma lui aveva lo scoop e solo lui poteva dire che avevo firmato”.

MILAN: DA SACCHI A CAPELLO- “Io ho fatto un cambio tattico, non ho giocato col rombo ma con i due centrocampisti centrali. Dissi alla squadra di fare meno fuorigioco, quindi gli inserimenti erano diversi. Gli allenatori si preparano tutte le innovazioni ma queste durano un paio di anni. Il fuorigioco come lo faceva e lo intendeva Sacchi ormai non era più un'arma positiva per vincere le partite. Quindi giocai poi sempre col 4-4-2. Poi nelle varie epoche, ho tenuto sempre i 3 attaccanti davanti. Nel mio Milan c'era un gruppo talmente forte e coeso che non servivano molti stimoli. A volte si rilassavano conoscendo la loro capacità di ribaltare le partite e serviva stimolarli, ma niente di più. Nell'ultima partita che giocammo contro il Foggia, Berlusconi disse: 'Mi piacerebbe che la squadra finisse il campionato imbattuta'. All'intervallo perdevamo 2-1, il loro portiere fece un pallonetto a Van Basten, era molto forte con i piedi. All'intervallo dissi alla squadra: 'Farsi prendere in giro da un portiere non va bene'. Quella partita alla fine terminò 7-2 per noi. Ogni volta che prendevamo palla andavamo in porta, anche perché Zeman mise in campo 5 attaccanti, a noi bastava recuperare palla e andare. La forza di quella squadra comunque erano i 5 difensori. Sono stati la base per poter vincere tutto".

LA ROMA E I CONSIGLI A TOTTI-  Sensi mi portò a Trigoria a vedere gli impianti e le camere dei giocatori. Poi mi portò a vedere la zona del settore giovanile. Dissi: 'La prima squadra la mettiamo qui e il settore giovanile nelle vecchie camere'. I giocatori mi chiesero il perchè di quel cambio. Tutta questione di pigrizia per andare 50 metri più lontano dagli spogliatoi. Ho lavorato su questo, su tante altre cose e sulla forza e il problema di Roma: le radio. Durante la prima conferenza stampa dissi: 'Parlo solo con le radio nazionali, non quelle dentro il raccordo anulare'. Immaginate cosa mi sia stato detto. Il rapporto con i giocatori? Con Totti non ho mai avuto problemi, l'ho sostituito una volta contro la Juventus e basta. Forse gli chiedevo di più, chiedendogli di essere meno 'romano' perchè poteva dare ancora di più. Ma non ho mai messo in discussione le sue qualità. Anzi, lo consigliai: 'Perchè devi regalare i soldi al tuo procuratore? Prendi un commercialista per i contratti'. Giocatori del genere non hanno bisogno dei procuratori".