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Di Marzio-Mediagol: “Salvezza del Palermo nel 2016? Vi dico tutto. Zamparini mi voleva presidente, ho rifiutato perché…”

L'intervista esclusiva concessa dall'esperto dirigente e noto consulente di mercato, Gianni Di Marzio, protagonista della salvezza del Palermo nella stagione 2015-2016

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Nella sua lunga ed articolata carriera ha interpretato numerosi ruoli all'interno della filiera del mondo del calcio.

Talent scout di alto lignaggio, allenatore pragmatico e vincente, dirigente esperto e lungimirante, consulente di mercato competente ed oculato. Gianni Di Marzio, ottanta primavere compiute lo scorso 8 gennaio, ha fatto la storia del nostro calcio, lasciando sempre il segno in virtù di personalità, carisma ed un'innata carica di simpatia. A Palermo ha lasciato un ricordo intenso da tecnico, nella stagione 1991-1992, alla guida di una squadra sbarazzina, brillante ed audace tra le mura amiche, ma estremamente timorosa e remissiva in campo esterno. Una stagione in serie cadetta da subentrato all'esonerato Enzo Ferrari, con un rendimento casalingo da promozione ed un ruolino esterno deprimente sul piano dei risultati. Una retrocessione amara al culmine di una stagione molto intensa sul piano emotivo. La seconda esperienza dalle parti di viale del Fante è stata decisamente più felice: Gianni Di Marzio, da consulente personale di Maurizio Zamparini, mise a disposizione della squadra guidata da Davide Ballardini tutta la sua esperienza e la sua carica motivazionale, contribuendo nella stagione 2015-2016 alla conquista di una salvezza in Serie A insperata proprio sul filo di lana.

Mesi indimenticabili, che il dirigente e consulente di mercato napoletano ripercorre nel corso di un'intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it.  

"Quella straordinaria salvezza ottenuta a Palermo nella stagione 2015-2016? L'unico aneddoto che posso raccontare è che quando mi chiamò Zamparini mi premette puntualizzare subito che sarebbe stato importante far lavorare l'allenatore in santa pace, essendo il patron rosanero dell'epoca un passionale che amava disquisire nelle questioni tecniche in virtù di un'oggettiva competenza calcistica.  Da dirigente mi fece lavorare tranquillo e lo fece anche con Ballardini, la rosa era obiettivamente importante e avrebbe potuto fare un campionato molto diverso rispetto a quello che ha fatto. Non facemmo altro che cercare di sensibilizzare, caricare e responsabilizzare i giocatori, per quanto riguardava il sottoscritto fu quello il fulcro del mio operato. Avevo vinto spesso il campionato di Serie B: un anno a Catania da tecnico e un anno da direttore sportivo a Venezia, un'altra stagione col Catanzaro e avevo  spesso con i club per cui ho lavorato ottenuto la promozione in A. Il campionato lo conosco abbastanza bene, non dico come le mie tasche ma quasi. In Serie A ho fatto una storica finale di Coppa Italia alla guida di un Napoli che condussi al quarto posto in campionato ed alla relativa qualificazione in Coppa Uefa, conosco come funziona un certo rapporto con i calciatori, soprattutto le modalità di approccio ed interazione con i giocatori stranieri, trasmettemmo loro fiducia, coesione e il senso di appartenenza facendo quadrato con i senatori di quella squadra. Gilardino era veramente un grande, Maresca, calciatore di carisma e qualità, aveva già nel DNA leadership e futuro da allenatore,  incarnandone già tutte le attitudini. Sorrentino è un uomo vero,  con giocatori di spessore e uomini veri si fanno le squadre. Noi riuscimmo principalmente grazie a loro a ottenere quell'impresa che sembrava ardua ma Palermo meritava questo e altro. La prospettiva di diventare presidente di quel Palermo? Avevo subito avvertito Zamparini quando mi offrì la poltrona, gli dissi che il mio lavoro era un altro, avevo già incarichi e diverse consulenze con club esteri, per cui non avevo tempo di ricoprire quella carica, mi piaceva troppo quel ruolo che svolgo ancora adesso. Non avevo spazi e tempi necessari per accettare la sua proposta e ricoprire la carica di Presidente del Palermo. Zamparini voleva che io diventassi presidente, oppure direttore generale, mi offrì anche un contratto lauto e sostanzioso ma io con molto raziocinio ed altrettanto realismo decisi  di defilarmi e mettermi da parte".