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Biffi-Mediagol: “Le mie punizioni? Svelo il gol più importante, ho regalato tanti palloni ai tifosi! Il mio Palermo era diverso…”

L'intervista esclusiva concessa da Roberto Biffi, ex capitano del Palermo e recordman assoluto di presenze in maglia rosanero, alla redazione di Mediagol.it

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Gigante buono, ma non troppo. Fisico imponente, mole mastodontica, muscoli d'acciaio.

Carisma da vendere, ferocia agonistica, personalità. Difensore centrale ruvido e legnoso in origine, ha saputo rendersi protagonista di una crescita progressiva ed esponenziale sotto tutti i punti di vista. Con la maglia rosanero cucita sulla pelle, Roberto Biffi è diventato un grande uomo ed un ottimo calciatore. Ha affinato marcatamente, senso tattico, qualità atletiche e doti tecniche, trasformandosi da libero vecchio stampo, dallo stile concreto e spartano, a prototipo del centrale difensivo moderno, elegante e dai piedi educati, capace di uscire testa alta palla al piede ed impostare con lucidità e limpidezza alla sorgente della manovra. Undici anni a Palermo, simbolo del club, idolo dei tifosi, leader e bandiera del club di Viale del Fante riconosciuto all'unanimità a tutti i livelli. Un'evoluzione lodevole e per certi versi sorprendente, tangibile anche nell'esecuzione di quello che poi diventerà il suo pezzo forte in tema di fondamentali, il calcio di punizione dalla media distanza. Il classe 1965 ripercorre quell'epoca intrisa di aneddoti ed emozioni nel corso di un'intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it.

"Il gol su punizione che ricordo con maggiore soddisfazione? Ne ho realizzati diversi ed anche di buona fattura. Il più significativo è stato quello che ci ha regalato la salvezza in Serie B, quello me la ricordo bene perché alla fine c'erano anche i due punti che ci consentirono di essere salvi senza ritrovarci a dover disputare spareggi. Questa secondo me è stata, a parte dal punto di vista dell a qualità dell'esecuzione, una delle più belle che ho calciato a Palermo e, probabilmente, resterà quella più importante. Iniziammo la stagione non nel migliore dei modi, un'annata condita da piccoli inconvenienti, a livello proprio di gestione e conduzione tecnica col cambio di allenatore. Quella che calciai fu una punizione e un gol che servì a coronare una stagione di sacrifici e a farci tornare l'anno dopo a giocare nella stessa categoria che era la serie B. Ho anche regalato tanti palloni anche ai tifosi (ride ndr). Sono una persona che non ha problemi ad ammettere i propri difetti e lo ero anche da giocatore, ma ho sempre avuto un cuore grande e la gente mi ha sempre apprezzato anche per questo. La categoria era quella che era, poi però la società negli anni seguenti ha avuto la la bravura e la forza di partecipare a campionati di serie A con giocatori di livello  nettamente superiore rispetto a quello nostro. Credo che il calcio fatto ad alti livelli è anche più semplice rispetto a quello che facevamo noi, parliamo di un calcio più spartano con una società a conduzione familiare, con tanti problemi nella quotidianità e senza parecchie delle agevolazioni economiche e strutturali in ambito  professionale di cui possono godere i calciatori dell'era moderna".