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Lega Pro, Ghirelli: “Prossima stagione? Fin quando non si trova la cura, potremmo giocare a porte chiuse”

foto professionecalcio.net

Il presidente della Lega Pro fa il punto a proposito del futuro del calcio italiano quando l'emergenza nazionale da Coronavirus finirà

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È ancora tutto da delineare il futuro della Lega Pro.

Francesco Ghirrelli, presidente della lega dei professionisti, intervenuto durante la trasmissione Tutto Campo, in onda su TV OttoChannel, ha detto la sua in merito all’emergenza sanitaria mondiale legata alla diffusione del Coronavirus, esponendo il proprio punto di vista in merito a questo particolare e drammatico momento che tutto il Paese si trova, suo malgrado, a vivere.

POCA CHIAREZZA: "Viviamo un momento particolarmente doloroso, in cui tutto è in discussione a causa di questo maledetto e subdolo virus, che ci determina anche una pressione psicologica forte, che ci fa pensare molto anche al domani: ma siamo il popolo italiano, nei momenti bui rispondiamo sempre al meglio. Siamo arruffoni, confusionari, non rispettiamo le regole, ma quando siamo chiamati a combattere ci mettiamo il cuore, lo hanno dimostrato i nostri padri e i nostri nonni durante le guerre: da li, dopo pochi anni, c'è stato il grande miracolo italiano".

COLLABORAZIONE: "Noi, con la Serie D, siamo stati i primi a chiudere i campionati, nella notte tra il 21 e il 22 febbraio. Iniziammo con Piacenza-Sambenedettese, abbiamo proseguito con il resto tenendo però in campo il Girone C, dove non c'erano pericoli e che rappresentava un po' di speranza: mi dissero che ero avventato, ma ho preferito fare così. Vedendo quel che era successo con l'ebola, con la SARS, avevo la sensazione netta che sarebbe stato difficile riprendere il campionato. Spadafora si è mosso, così come noi, passo per passo, ora aspettiamo le autorità scientifiche, che indicheranno una nuova data in base alla quale stabiliremo nuove date. Chiaro che anche io vorrei giocare domani, vorrebbe dire che il paese sta meglio, e non voglio togliere la speranza al paese, sapendo la forza che ha il pallone in Italia: la speranza deve essere una fiammella che va mantenuta accesa, anche se sappiamo che ci potrebbero essere scenari diversi. Noi dobbiamo avere il dovere morale di non dare messaggi che aumentino la preoccupazione, nonostante la situazione sia complessa".

MENO COSTI, PIÙ FONDI: "La prima operazione è di mettere in galleggiamento la Serie C, perché corriamo un rischio pesante: avevamo fatto regole nuove e conquistato credibilità, avevamo 600mila spettatori in più e oggi ci troviamo gli stadi vuoti, per cui dovremmo provare a spostare le date dei pagamenti, salvaguardare alcuni elementi. Fa riflettere che nel Decreto Cura Italia il calcio sia stato assimilato all'attività produttive italiane, cosa che per noi è una grande conquista, siamo entrati di diritto in questo e nel breve e lungo periodo potremmo utilizzare gli strumenti che usano le aziende, come cassa integrazione e apprendistato. Ora dobbiamo salvarci, dobbiamo chiedere un po' di benzina al governo ma fare poi il più: tagliare costi, lavorare sulla sussidiarietà, vedere come combinare galleggiamento e ripartenza. Tanto che dopo l'assemblea del 3 ci sarà un nuovo incontro, dove presenteremo il piano strategico e quello di crisi". 

FUTURO: "Faremo proposte nuove alla FIGC. Non dobbiamo abbassare la guardia, aumenteremo i controlli perché non vogliamo i banditi e allo stesso tempo proporremo un'azione che esenti i club alla fideiussione, rivedremo i parametri delle iscrizioni, vorremmo dare fondi di garanzia ai club. Nella prossima stagione ci saranno i massimi danni, fino a quando non ci sarà il vaccino sarà difficile vedere la gente allo stadio, ci sarà sempre paura: forse giocheremo a porte chiuse, sarà un disastro. Anche per gli sponsor. Ecco il motivo per cui si deve assumere un po' di sacrificio: vi ricordo che in Serie D ci saranno disastri ancora maggiori, diamoci la meno per sostenerci".