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Zenit, Marchisio: “Addio alla Juve necessario, ecco cosa mi hanno detto i miei figli”. E sul futuro…

Zenit, Marchisio: “Addio alla Juve necessario, ecco cosa mi hanno detto i miei figli”. E sul futuro…

Claudio Marchisio torna a parlare del calcio italiano e della sua ex squadra, la Juventus

Mediagol22

Claudio Marchisio torna a parlare del calcio italiano e della Juventus.

Il Principino, che in estate ha rescisso consensualmente il contratto con i bianconeri dopo venticinque anni di unione, ha spiegato ancora una volta, tra le righe de 'La Stampa', i motivi che lo hanno condotto a prendere tale decisione e si è espresso riguardo al momento che la squadra di Massimiliano Allegri sta vivendo:

"Era il momento. Dopo tanti anni, a Torino avevo dato tutto. Trovare ogni stagione nuova linfa, nello stesso ambiente, con le stesse persone è dura. Migliorarsi con costanza in una sola società è complicato, per questo chi ci riesce si chiama bandiera. I miei figli mi hanno sgridato 'papà, arriva CR7 e tu te ne vai?'. Tutti trattano Ronaldo come una star di Hollywood e ha pressioni assurde che in campo non si vedono quasi mai. È arrivato qui rincorso dai problemi: il fisco spagnolo, le accuse di stupro, non sono situazioni semplici da gestire. Ci vuole testa. Non è solo fortissimo, riesce a dare ulteriore qualità a chi ha vinto sempre. È trainante. Se la Juventus dovesse vincere quest'anno la Champions League forse per un secondo mi dispiacerà, ma io sono juventino. Sono stato su in curva, poi giù in campo ora sono tornato su in tribuna e ho vinto così tanto con quella maglia che non può esistere un rimpianto. La grinta messa a Cardiff per recuperare la partita sull'1-1 è scivolata via ed è successo ben due volte. Stessa storia a Berlino, con il BarcellonaDani Alves raccontò a me e Barzagli che loro hanno davvero avuto paura di perdere quella sera. La Serie A? Il Napoli è cresciuto, la Roma ha dato prova di carattere nonostante l'andamento alterno, l'Inter cerca continuità. Le rivali crescono solo che la Juve è avanti di tanti anni. Lo stadio di proprietà, il marchio che parla al mondo... quella J è come l'incastro delle lettere sul cappellino dei New York Yankees. Per quel livello ci vuole tempo e soprattutto servono idee".

Il centrocampista, terminata l'avventura in Italia, si è trasferito allo Zenit San Pietroburgo:

"Sto bene, lo Zenit è una squadra ambiziosa con 100 anni di storia e ha dei tifosi da brividi che cantano dal primo all'ultimo pure quando si perde. A San Pietroburgo c'è una sola squadra e allo stadio c'è la città intera. Nei primi cinque minuti cantano sempre l'inno dei club e gli avversari ascoltano perché è un pezzo di Russia. Il mio futuro? Spero mi arrivino proposte sull'ambiente. Cerco progetti, è tempo di reagire".

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