"Ho lavorato tutti i giorni della mia vita per diventare calciatore".
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Inter, Lukaku: “Conte allenatore top, a lui devo tanto. Stadi chiusi? Bruto giocare senza tifosi”. E sul razzismo…
Le parole dell'attaccante dell'Inter, Romelu Lukaku
Lo ha detto Romelu Lukaku. L'attaccante dell'Inter, ospite de Il Festival dello Sport, si è raccontato a 360°, svelando particolari importanti della sua difficile infanzia, ma non solo. Il bomber belga, infatti, si è soffermato anche sul suo rapporto con Antonio Conte e sui suoi obbiettivi personali.
"Sin da piccolo avevo in testa l'idea di diventare calciatore. Tutti i giorni della mia vita ho lavorato per realizzare questo mio sogno. Scuola, allenamento, casa: non facevo altro, la mia vita era molto semplice. Il calcio era il mio sogno, e anche quello di mio fratello Jordan".
FAMIGLIA E UMILÀ - "Siamo stati fortunati ad avere una madre e un padre che ci hanno sempre aiutato. Cosa consiglio ai ragazzi di oggi? Umiltà, prima di tutto. Quello è il segreto per diventare campioni".
STADI CHIUSI - "Giocare con lo stadio vuoto è brutto. Poi, si sente tutto. Nella scorsa stagione, contro il Brescia, pronunciai delle parole che non avrei dovuto dire. Si sentirono pure in TV e sui social vennero fuori commenti divertenti. Spero che i tifosi possano tornare presto allo stadio. Razzismo? Mi è capitato, purtroppo, ma non voglio pensarci. La gente qui mi rispetta, e io voglio fare altrettanto e dare tutto per questa maglia. Così vorrei conquistare il rispetto anche degli altri tifosi".
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