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Inter, a tutto Lautaro: “Qui sono felice, da bambino ero difensore. La svolta? Dopo una frase di Conte. Icardi…”

Le dichiarazioni rilasciate dal numero 10 dell'Inter tra passato, presente e futuro: "La strada è giusta ma dobbiamo maturare"

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"Il merito del mio exploit è di una frase che mi ha detto Conte. Gliene sarò sempre grato. Parole preziose, che non dimentico e che voglio custodire. Ci sono cose che sono solo mie".

Parola di Lautaro Martinez. Il talentuoso attaccante argentino, uomo copertina dell'Inter di Antonio Conte, è stato intervistato ai microfoni de 'La Repubblica'. Diversi sono stati i temi trattati dall'ex Racing, che fin qui ha messo a segno tredici gol in ventidue partite tra campionato e Champions League: dalla scelta di trasferirsi in quel di Milano, sponda nerazzurra, al suo rapporto con Lionel Messi e con l'ex compagno di squadra Mauro Icardi. Ma non solo...

"Qui sono felice, è casa mia.. Zanetti? Già in Argentina mi chiamava, ci scrivevamo. Quando ci siamo visti alla Pinetina è stato come ritrovarsi dopo tanto tempo. Chi mi ha convinto a scegliere l’Inter? È stata una decisione miaAvevo tante offerte, le ho rifiutate. Quando è arrivata l’Inter ho capito che era il momento del salto in Europa. Ho scelto il club per la sua storia, per il livello dei giocatori, per l’affetto che ho sentito da subito. Il nostro punto di forza è la mentalità. L’hanno dimostrata i compagni chiamati a sostituire gli infortunati. Non avevano giocato molto, ma erano pronti. È il segno che il gruppo c’è. Dobbiamo migliorare nella concentrazione e la furbizia nel chiudere le partite. La strada è giusta ma dobbiamo maturare. Dove possiamo arrivare? So che non sembra possibile, ma davvero pensiamo partita per partita. Stiamo facendo un grande lavoro, stiamo crescendo. Non ci serve guardare più avanti. Se la Juventus è più forte dell'Inter?Sono molto forti. Ma abbiamo imparato a non fare paragoni. Il riferimento siamo sempre noi stessi", sono state le sue parole.

CONTE - "Conte mi aiuta a migliorare. Mi ha concesso i minuti di cui un giocatore ha bisogno. Si fida di me e io mi sento sicuro. Abbiamo imparato a conoscerci in fretta. Mi sembra incredibile che siano passati solo cinque mesi. La cosa che più apprezzo in lui è la passione per il calcio. È profonda, contagiosa. Gli allenamenti di Conte? Durissimi! Allena con intensità, dà importanza alla preparazione fisica. È indispensabile quando giochi cinque partite in due settimane".

GLI INIZI -"Non ho giocato sempre in attacco: da bambino ero difensore. Quando ho capito che fare gol era la mia vita? L’ha capito il mio allenatore a Bahia Blanca, la mia città. Disse che ero troppo veloce per fare il centrale e mi spostò avanti. Avevo undici anni. Ma in un certo senso, non ho mai smesso di ragionare da difensore. Mi viene naturale aggredire ogni pallone, quando giocano gli avversari. È sempre stato il mio modo di stare in campo. Il soprannome Toro? E' nato al Racing, a 17 anni. Ero forte e bruto. Mi scontravo con tutto e tutti. Lo inventò Santiago Reyes, mio compagno di squadra e di pensione. Il mio modello di vita è mio madre. Mi ha insegnato che la vita può essere difficile, ma va vissuta. Era sempre tranquillo, come lo sono io. In campo invece devo imparare a controllarmi di più. Ce la metto tutta, ma ogni tanto mi accorgo di essere ancora giovane".

IDOLO -"Il mio idolo è Radamel Falcao. Lo ammiravo da bambino quand’era al River Plate. L’ho conosciuto in Copa America, contro la sua Colombia. Gli ho chiesto di scambiarci la maglia. Mi imbarazzava, non è nel mio carattere, da allora non l’ho più fatto. Ma quel giorno ho realizzato un sogno. Lui mi ha consigliato di godermi il momento, di guardare sempre avanti. Se da ragazzino ero tifoso del River? È complicato. La famiglia di mio padre è del Boca, mamma tifa River. Passando al Racing, ho risolto il problema. Sarò sempre grato al club che mi ha fatto esordire in prima squadra, come sarò grato all’Inter, che mi sta facendo crescere". 

LUKAKU E MESSI -"Aver vissuto esperienze dure ti rafforza. Ti aiuta a tenere i piedi per terra e a lavorare con umiltà. In questo siamo simili. Romelu ha solo 26 anni ma ha una grande esperienza di vita e di calcio. Ha segnato molti gol in grandi squadre e conserva un cuore nobile. In campo, il segreto è aiutarsi. Chi fra noi vince alla Playstation? Non ci gioco. Già da bambino mi sembrava una perdita di tempo. Quando abbiamo potuto, l’abbiamo comprata, ma l’unico appassionato è mio fratello minore. Ama i giochi di basket, il suo sport. Anche a me piace la pallacanestro, ma l’atleta è lui. Che rapporto ho con Messi? Per noi argentini Leo è importante come lo è stato Maradona. È una cosa che va oltre il calcio. È il migliore al mondo, giocare con lui in nazionale è un privilegio. È generoso, mi indica i movimenti, mi insegna a trovare spazi che apparentemente non esistono".

AGUSTINA -"Agustina mi rispetta. È con me nei momenti buoni e in quelli bui, mi fa sentire forte. Non ho dubbi su di lei né su di noi. Le sue foto le guardi pure chi vuole. Se progettiamo di avere figli? Li vogliamo tantissimo, ne abbiamo parlato. Ma è troppo presto. Abbiamo un cane e per ora va bene così. Siamo giovani, dobbiamo crescere insieme. La famiglia è una cosa seria. Farli nascere a casa mi piacerebbe, ma vivo in Italia, la mia vita è qui. Di sicuro insegnerò loro la mia cultura. Voglio che siano argentini anche a migliaia di chilometri di distanza".

ICARDI E FUTURO - "Siamo amici, ci sentiamo. Quando sono arrivato a Milano non mi ha dato una mano, me ne ha date due perché io mi ambientassi. Non conoscevo nemmeno la lingua. Se Icardi è contento dei miei successi all’Inter? Certo. Anche quando eravamo compagni si dava da fare perché io giocassi al meglio, quando ne avevo l’occasione. È il suo modo di essere. Il mio sogno? Giocare i Mondiali. Nel 2018 ci sono arrivato vicino. Sarebbe bellissimo aiutare Messi a vincere. Ci è arrivato molto vicino. Ha sfiorato la Copa America, giocando tre finali. Messi campione del mondo, insieme ai compagni, sarebbe una cosa grandissima per tutta l’Argentina. Mi vogliono tanti grandi club europei? Mi conferma che sto lavorando nel modo giusto. Significa che sto crescendo e che sto facendo il bene dell’Inter, e per me è la cosa più importante", ha concluso Lautaro.

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