Cesare Prandelli, dopo quattro anni, è tornato ad allenare in Italia.
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Genoa, Prandelli: “Vi racconto com’è tornare ad allenare in Italia, sono stato fuori dai giochi perché…”
Cesare Prandelli racconta del periodo che ha vissuto dopo aver lasciato la Nazionale a pochi giorni dall'avere ottenuto l'incarico di tecnico del Genoa
L'ex c.t. della Nazionale Italiana, in una lunga intervista concessa alla 'Gazzetta dello Sport', ha parlato del momento che sta vivendo dopo essersi messo alla guida del Genoa:
"Tornare ad allenare è stato come passare dalla nebbia al sole, una cosa del genere. Abbiamo cercato di organizzare le settimane come se ci potessero chiamare in ogni momento. Con i miei collaboratori non abbiamo mai smesso di guardare partite, giocatori, fare analisi. E’ chiaro che in questi mesi ho potuto gestire il tempo. Ho potuto ritrovare anche la semplicità del quotidiano. Non so perché ho faticato a trovare una squadra in Italia, sinceramente non mi do una spiegazione e pure se ce ne fosse una, adesso è inutile fare polemica. E’ chiaro che quattro anni con la Nazionale ti fanno uscire da certi giochi, da certe dinamiche delle società. Non avendo avuto rapporti con direttori sportivi, presidenti ecc. è chiaro che tutto è più difficile. L’importante però è essere tornato. E con uno spirito positivo. Fuori dalla nebbia, nel sole".
L'allenatore bresciano, dopo essersi seduto per quattro anni su panchine estere, è tornato in Serie A:
"Dobbiamo tutti assolutamente ritornare a lavorare sulla tecnica. E’ quella la poesia e la bellezza del calcio. Sono importanti i numeri. Dobbiamo saperli leggere. Da dieci anni la classifica dei giocatori di Serie A capaci di saltare o liberare l’uomo è composta solo da stranieri. Il messaggio è chiaro, a volerlo intendere: dobbiamo ritornare, soprattutto nei nostri settori giovanili, ad insegnare la tecnica. Siamo diventati maestri di schemi, luminari di tattica, ma da un punto di vista tecnico non si lavora per affinare il talento. In Serie A ci sono squadre che hanno dimostrato di avere fantasia e organizzazione tecnica e tattica. Il Napoli di Sarri ha dimostrato di avere un impianto di gioco invidiato da tutti. L’Atalanta gioca in un modo unico in Europa e tante squadre vengono a copiare la metodologia di lavoro di Gasperini. La Juventus è un caso a sé. Non l’ho citata proprio perché ha capito prima degli altri otto anni fa che doveva avere un impianto basato su quattro cinque italiani, veri uomini che sanno gestire situazioni difficili, incarnare i valori della società, e trasmettere ai nuovi arrivati il significato di una mentalità e di una storia".
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