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Genoa, nuova chance in A per Sanabria: “A Sassuolo non ero pronto. Poi a Roma con Totti pensai che…”

Genoa, nuova chance in A per Sanabria: “A Sassuolo non ero pronto. Poi a Roma con Totti pensai che…”

Le parole del neo-attaccante dei liguri che, in due gare in rossoblù, ha siglato già due reti

Mediagol23

A Genova il dopo-Piatek ha un nome ed un cognome ben preciso, quello di Antonio Sanabria.

Due presenze e altrettante reti per l'attaccante paraguaiano arrivato dal Betis, ma con un trascorso in Italia. Cresciuto tra le giovanili di Barcellona, Sassuolo e Roma, il classe '96 ha esordito in Serie A proprio con i neroverdi che, dopo una sola stagione, lo hanno girato ai capitolini. E' qui che Sanabria ha avuto modo di crescere e mettersi in mostra anche in prima squadra, ma dopo solo 4 le presenze all'attivo nel massimo campionato nostrano è stato ceduto in Spagna tra Gijon e Siviglia. Con la cessione del bomber polacco è proprio l'ex Cerro Porteno a prendersi il peso dell'attacco dei liguri sulle spalle insieme a Kouame, sfida accettata alla grande.

Le esperienze in Spagna, con Sporting Gijon e Betis, sono servite al bomber paraguaiano per scalare posizioni anche in Nazionale, nella quale ha fin qui raccolto 12 presenze e andando in gol contro la Colombia nella qualificazione ai Mondiali di Russia poi mancata dalla compagine Albirroja. In Liga sono state 25 le reti segnate in tre stagioni e mezzo, gol che hanno fatto innamorare Enrico Preziosi e la dirigenza del Genoa che hanno deciso di portarlo all'ombra della Lanterna per ereditare il posto del Pistolero polacco Krzysztof Piatek.

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il numero 9 dei rossoblù ha ricordato così gli anni vissuti in Italia tra Sassuolo e Roma: "Ero timido, non conoscevo la lingua, adesso mi sento pronto e maturo per questa nuova tappa. Non avevo la testa giusta, l’esordio nel Sassuolo non andò bene. Colpa mia, mi mancava l’esperienza, avevo giocato solo dieci partite nel Barcellona B. Ora spero di dare una mano al Genoa. Totti? Un bravo ragazzo. Aveva trentasette anni quando ero nella Roma, eppure in partitella lo vedevo e pensavo: ‘Quanto è forte…’”.