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LE DICHIARAZIONI

Genoa, Frendrup: “Serie A ed Europa, i tifosi meritano grandi palcoscenici”

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Le dichiarazioni rilasciate dal centrocampista del Genoa

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“Fare il calciatore era l’unica strada possibile, non ho mai considerato nient’altro”. Lo ha detto Morten Frendrup, intervistato da “Cronache di spogliatoio”. Diversi i temi trattati dal centrocampista del Genoa, prossimo avversario in campionato del Palermo: dagli obiettivi della squadra allenata da Alberto Gilardino, reduce dalla sconfitta rimediata sul campo del Parma, al suo rapporto con i compagni di squadra. Ma non solo…

“Per me la partita è una battaglia, ascolto tanto e punto in alto. Voglio tornare in Serie A con il Genoa, poi in futuro chissà. Magari tornare a giocare in Europa. Farlo con la maglia rossoblù sarebbe un sogno. Non vado neanche alle interviste pre partita, penso mi possano far perdere la concentrazione. La città è fantastica, si vive bene e i tifosi sono unici. Si meritano grandi palcoscenici, come la Serie A e l’Europa. Se chiudo gli occhi mi vedo in A con il Genoa”, le sue parole. 

LA CARRIERA -Cartoline dei momenti più belli della mia vita? L’esordio in A con il Genoa a Bergamo contro l’Atalanta e la vittoria del campionato danese con il Brondby. Non vincevamo da 16 anni. Lo porterò sempre nel cuore, ho esordito anche in Champions. Sarà sempre casa mia.«C’è però un altro momento speciale. Giochiamo in Europa League contro i Rangers. E chi è l’allenatore? Steven Gerrard, l’idolo di sempre. Non sono riuscito a parlarci né a dirglielo, ma ogni tanto mi bloccavo a guardarlo. È stato l’unico esempio che ho avuto fin da quando sono piccolo”.

RUOLO E GRUPPO - “Ho esordito in Serie A da terzino, poi ho fatto anche la mezzala e il play. In Danimarca è capitato anche giocassi trequartista. Dopo il mio gol con il Parma sono andato in zona mista e mi sono scusato per l’errore che ha portato al pareggio gialloblù? Non riuscivo a non pensarci, quindi mi è venuto spontaneo dirlo. Ero contento sì per il gol, ma mi sentivo troppo in colpa per l’errore. Siamo un gruppo allegro, si ride tanto. Posso imparare da tutti da Criscito a Badelj, hanno quattordici anni in più di me, mi insegnano molto. Ascoltarli quando parlano ti arricchisce. Il mio migliore amico è Gudmunsson, giochiamo sempre a freccette dopo l’allenamento. Vinco sempre io”, ha concluso.

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