Maxi Lopez ha trovato un luogo dove rinascere, dopo aver concluso a trentatré anni la sua carriera in Italia, durata otto anni e mezzo.
notizie
Dal Brasile, la nuova vita di Maxi Lopez: “Qui è il paradiso, tutti pazzi per il calcio. I gol contro il Palermo…”
Maxi Lopez parla della sua nuova avventura in Brasile, tra le fila del Vasco da Gama
L'attaccante argentino, che ha trascorso lo scorso anno l'ultima stagione in Serie A con la maglia dell'Udinese, collezionando 29 presenze e 6 gol, ha scelto di ripartire dal Vasco da Gama, club di Rio de Janeiro che milita nella massima divisione brasiliana. Il giocatore, come ha ammesso ai microfoni di Sky Sport, non si è affatto pentito della sua decisione:
"Qui sto da Dio. Gioco 90 minuti, segno e mi diverto. I tifosi mi vogliono bene. A 34 anni la mia carriera sta vivendo una seconda giovinezza. Devo ammettere che lasciare l’Europa mi ha permesso di uscire da una situazione in cui, inconsciamente, pur dando sempre il cento per cento, non riuscivo a focalizzarmi a pieno sul mio lavoro, su quello che ho sempre amato fare. Non pensavo di venir fin qui! Ma quando è nata questa possibilità ho accettato al volo. Il perché è abbastanza semplice: avevo bisogno di cambiare aria. Concentrarmi sul calcio. Pensare più a me stesso. Ho sempre gravitato intorno Milano per stare vicino ai miei bimbi ma negli ultimi tempi sono successe un po’ di cose per cui non potevo più vederli quanto volevo. Così ho deciso di dare una svolta radicale alla mia carriera, alla mia vita. Rio è un paradiso. Ho vissuto un inverno con 30 gradi! Il clima è pazzesco, la gente ama il calcio, come, se non più che in Italia. La mia squadra, il Vasco, ha 40 milioni di tifosi! Sto vivendo un’esperienza unica. È molto complicato farsi un giro tra la gente, qui sembra Napoli o Roma. Sono tutti pazzi per il calcio! Poi figurati, in questa città ci sono anche più squadre, dal Vasco e il Flamengo al Botafogo quindi davvero, la passione per il pallone raggiunge limiti del fanatismo. Se ti riconoscono, in 5 minuti sei circondato da 200 persone. A San Paolo invece la vivono più serenamente. Per noi argentini è sempre una sfida venire a giocare a calcio in Brasile. Se per caso t'infortuni e stai fermo per un po’ di tempo allora te lo fanno pesare dieci volte di più del normale, perché comunque la rivalità c’è sempre. Ma se fai bene ti adorano, ti amano, perché diventi l’argentino che ha conquistato la loro terra. Al Vasco mancava da troppo tempo una figura di spessore che potesse rappresentare il club. Me lo dicono tutti, dai tifosi ai dirigenti. Gli ultimi? Coutinho forse, Juninho Pernambucano".
'El Galina' è stato adesso soprannominato 'El Tractor', probabilmente in riferimento a una macchina da guerra:
"Il primo soprannome nasce da Barcellona, perché dopo il mio gol al Chelsea - semifinale di Champions - ho esultato imitando una gallina. E ti dirò, mi ci ritrovo perché amo follemente il River Plate e i tifosi del River sono chiamati ‘le galline’. Quindi perfetto. Il secondo perché non mollo mai e faccio gol! (ndr. ne ha già segnati 7 in 15 gare). Il Maracanà è uno stadio allucinante! Già solo entrando si respira la storia del calcio. Nelle pareti ci sono tutte le foto degli avvenimenti che sono successi lì dentro, un’emozione indescrivibile. Pelle d’oca! Non mi ricordo tutti i gol che ho fatto! Quando sono arrivato a quota 100 neanche lo sapevo, me l’ha detto una persona che lavora nelle statistiche".
L'ex Catania, infine, è tornato a parlare di alcune delle sue avventure in Europa:
"La Champions League? Eh, pesa abbastanza. E’ una bella coppa. Me la sono baciata mille volte! Ho avuto la fortuna di alzarla a 21 anni e me la sono goduta tantissimo. Ho realizzato il sogno di vincere il trofeo più importante del mondo a livello di club. Su punizione al Barcellona nessuna gara, non c’era storia. Arrivava quel mostro di Messi e calciava! Finiva ancor prima di iniziare! E se non c’era lui allora Deco o Ronaldinho. Dinho era qualcosa di illegale in quegli anni. Ho avuto la fortuna di godermelo nel suo momento più alto, quando era il più forte al mondo. Pallone d’oro. Spettacolare. Ricordo che faceva numeri, giochi e giochetti già in spogliatoio quando era tempo di cambiarsi prima di scendere in campo. Ma cose allucinanti te lo giuro. Alle volte lui Messi e Deco si mettevano seduti e si passavano la palla tra loro in tutti i modi, con noi, resto della squadra, lì a guardarli estasiati. Più bello il gol al Chelsea in semifinale di Champions oppure la doppietta al Palermo nel derby con il tuo Catania? Il primo sicuramente indimenticabile, ma che goduria quella doppietta! Al mio primo anno in Italia, nel giorno del mio compleanno. Difficile scegliere. Il dito medio allo ‘stemma’ del Real Madrid? Gira una foto su internet… E’ stato un gesto spontaneo, che mi è venuto dal cuore! Non sono un tipo che si esprime in quel modo ma è andata così. Alle volte bisogna anche ammettere i propri errori".
© RIPRODUZIONE RISERVATA