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Sampdoria, Ramirez: “Difficile ripartire, pensiamo alla salute. Taglio stipendi? Sì, ma per beneficenza”

GENOA, ITALY - OCTOBER 30: UC Sampdoria players celebrate after score Gaston Ramirez during the Serie A match between UC Sampdoria and US Lecce at Stadio Luigi Ferraris on October 30, 2019 in Genoa, Italy. (Photo by Paolo Rattini/Getty Images)

Le dichiarazioni rilasciate dal centrocampista della Sampdoria, Gaston Ramirez, in merito alle conseguenze del Coronavirus sul mondo del calcio

Mediagol22

Prosegue l’emergenza legata alla diffusione del Coronavirus.

L’epidemia COVID-19 si è ormai diffusa in tutto il mondo, mettendo in ginocchio anche l’Italia. Il Governo italiano sta attuando qualsiasi contromisura, rigida ma necessaria, al fine di contrastare l’ulteriore aumento di contagi e decessi. Decreti, per questa ragione, volti ad evitare assembramenti e contatti tra persone, che hanno avuto forti ripercussioni nel mondo dello sport, con la sospensione di quasi tutti i campionati europei.

A parlare delle conseguenze che l’epidemia ha avuto sul calcio italiano, ai microfoni del Secolo XIX, Gaston Ramirez, centrocampista della Sampdoria, squadra in cui un elevato numero di giocatori ha contratto il virus.

E' dura pensare a ripartire dopo tutto questo. Io non gioco una partita da quasi due mesi, dal 16 febbraio contro la Fiorentina, perché poi mi sono trascinato dietro la giornata di squalifica in tutti quei rinvii. Penso che oggi sia più importante pensare alle famiglie che ai problemi del calcio. A volte l'essere umano finisce con il sacrificare l'onestà sull'altare del soldo, del business. I soldi in questo momento servono a una cosa sola, aiutare i medici, gli infermieri, la ricerca scientifica, acquistare le mascherine e i macchinari. Togliamoci i soldi, sì, ma con questa finalità. Invece sento parlare tanto di diritti televisivi, di tagli agli stipendi, di mancati guadagni, come se solo il mondo del calcio stesse perdendo dei soldi. Le attività commerciali no? I ristoranti, i negozi, le piccole imprese, chi viene messo in cassa integrazione e chi ci verrà messo dopo, chi sta perdendo o ha già perso il lavoro. Ecco, proprio in questi giorni il calcio rischia di dare un'immagine distorta di sé, da 'mondo diverso'”.