Precisano di non essere no vax, ma non entreranno allo stadio perché contrari al green pass. E' questa la posizione di decine di gruppi ultras italiani che nonostante l'apertura del Governo al ritorno agli stadi (per il 50% della capienza) hanno deciso di opporsi alla restrizione sanitaria.
Green Pass
Green pass e ultras, molti gruppi contestano anche se non sono no-vax
Non solo in Italia, ma in mezza Europa montano le proteste dei gruppi organizzati per le limitazioni negli stadi
Come a Palermo, dove il gruppo CNI della Curva Nord Inferiore, per il primo allenamento a porte aperte della squadra ha deciso di non entrare e ha montato uno striscione con su scritto "La nostra assenza per coerenza", associando la posizione di protesta in continuità a quelle per altre battaglie per la libertà, come quella contro la tessera del tifoso che nell'agosto del 2009 venne introdotta durante il Governo Berlusconi, in seguito ad una direttiva dell'allora Ministro dell'Interno Roberto Maroni, e che prevedeva verifiche della Questura al fine di identificare i tifosi degli stadi.
Nei giorni scorsi il capo tifoso di una squadra campana in un'intervista ha dichiarato: "I tifosi della curva non vogliono tornare più allo stadio, fare il tifo così non ci sta bene. O entriamo tutti o nessuno. Andare allo stadio non è come andare al teatro, questo non è il calcio che piace a noi. A noi piace l'aggregazione e le restrizioni allontanano la gente".
Gli ultras dunque vedono il green pass come mezzo per schedare e allontanare i tifosi, piuttosto che come mezzo utile per impedire il diffondersi del covid 19, ma respingono la definizione di no vax, e la posizione ha un seguito che coinvolge tifoserie di mezza Europa. "Siamo tutti vaccinati o tamponati, ma contestiamo lo strumento green pass che vediamo come una limitazione della nostra libertà" spiegano sui social.
Due settimane fa erano stati i gruppi ultras francesi del Montpellier a minacciare di non acquistare i biglietti per la prima gara della stagione in Ligue 1 contro i rivali del Marsiglia. Così come successo in Svizzera per la gara tra Lugano e Zurigo, dove molti tifosi sono rimasti fuori dallo stadio.
Una scelta difficile per chi è abituato a non perdere neanche una partita e dopo più di un anno senza poter andare allo stadio per sostenere la propria squadra, scelta che sta attirando gli attacchi di chi invece crede nel green pass e nella regolamentazione del Governo per tornare alla normalità. "Gli stadi avranno la metà dei posti e già è un grande passo in avanti - dice a Mediagol un tifoso abbonato da anni - Se qualcuno ha deciso di non entrare per protestare contro il green pass, peggio per loro, vorrà dire che ci sarà più spazio per i tifosi che invece hanno a cuore la propria salute oltre che la propria squadra per cui tifare e cantare".
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