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Coronavirus, Prandelli: “A Orzinuovi situazione strana, vi racconto. Ripresa? Troppe polemiche”

Cesare Prandelli, originario di Orzinuovi, uno dei comuni più colpiti dal Coronavirus, racconta l'emergenza sanitaria che l'Italia sta vivendo

Mediagol22

Parla Cesare Prandelli.

Il Covid-19 sta costringendo il mondo intero ad affrontare una crisi senza precedenti. I paesi europei sono tra quelli più colpite e l'Italia, in particolare, ha messo in atto contromisure rigorose ma necessarie per contrastare l'emergenza sanitaria. Il numero di contagi e morti legati alla diffusione del virus, infatti, continua a mantenersi elevato, seppure nelle ultime ore si registri un lieve calo. L'ex ct della Nazionale Italiana, intervenuto ai microfoni di TMW Radio nel corso della trasmissione 'Stadio Aperto', ha parlato della situazione che sta vivendo il suo paese d'origine in provincia di Brescia, una delle città del Nord-Italia più colpite.

"Da lontano, le cose riportate non danno il senso giusto. Sto vivendo con dolore, preoccupazione ed ansia. Ogni volta che arriva una telefonata da Orzinuovi sono sempre preoccupato. Io personalmente sono stato fortunato, perché ero lì due giorni prima che chiudesse tutto, poi son dovuto venire a Firenze per un appuntamento di lavoro e son rimasto qui. A Orzinuovi c'è una situazione strana, ci sono troppi morti e ho sentito dei racconti strazianti. In Cina avevano chiuso 50 milioni di persone, in questo momento non voglio fare polemica, ma dico che noi tra Orzinuovi e Bergamo eravamo tutti convinti che ci sarebbe stata la zona rossa. Parlavo con il sindaco e tutti aspettavano la chiusura, eravamo preparati, poi però è successo quel che successo. Quando arriva uno tsunami così difficilmente riesci a organizzare tutto. Ogni giorno c'era qualcuno ricoverato... Orzinuovi sono 13.000 persone, abbiamo 90 morti. Facevano una dozzina di funerali al giorno, anche se non si poteva fare la funzione. Il difficile è non poter salutare le persone care che vanno. Siamo abituati a stare vicino, e quando puoi stare assieme ai tuoi cari il dolore diventa più forte. Tanti amici hanno salutato i genitori in ambulanza e ora non sanno più dove sono. Inaccettabile. Se non ci ricordiamo quello che stiamo passando significa che non abbiamo futuro, che ci dobbiamo estinguere. I pensieri vanno al futuro, come sarà per noi e per i nostri figli. La cosa lampante è che per la prima volta non c'è smog, i mari sono puliti: forse c'è un messaggio della natura, di ricominciare da questa base. Partirei da scuola, istruzione, ricerca... Questi sono gli investimenti che noi italiani dobbiamo fare. Dobbiamo rivedere il nostro futuro".

E sulla ripresa delle attività sportive: "Per me il calcio è un lavoro e una passione: deve trasmettere gioia, e la gente non mi sembra preparata. Dall'ospedale al cimitero fino allo stadio mi sembra troppo. Dovremo ricominciare, ovviamente, ma intanto la ripresa sarà a porte chiuse. In questo momento le priorità sono altre. In questo momento il calcio avrebbe dovuto evitare qualsiasi polemica sugli ingaggi, arrivarci da soli senza fare troppe trattative. Quel 20 o 30% sarebbe da donare ai settori giovanili, al calcio italiano, perché questo è gioia, aggregazione, famiglia e bambini. Senza queste priorità è difficile ricominciare. C'è stata la direttiva UEFA, quindi penso che il campionato si finirà. Se inizieremo la fase 2 tra venti giorni possono iniziare con gli allenamenti e poi far tutto tra luglio e agosto. In questo momento però non ho né gioia né passione. Si è fatto anche fatica a fermarlo. Si gioca, non si gioca, volevano fare Juve-Inter a porte aperte senza rendersi conto che si stava giocando con la salute delle persone. Bisogna stare vicini alle persone che hanno subito questa tragedia. Si potrebbe fare un'amichevole tra Brescia e Bergamo per questi eroi. Sono 20.000 solo i volontari che si sono alzati dal divano".