Il Coronavirus non conosce confini.
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Coronavirus, Maldini: “Il peggio è passato, non è una semplice influenza. Il calcio deve…”
L'ex leggenda rossonera, Paolo Maldini, e il figlio Daniel stanno bene dopo essere stati colpiti dal propagarsi repentino della pandemia
Al già consistente elenco di professionisti che hanno contratto il CoVid-19 si aggiungono anche Paolo Maldini e il secondogenito Daniel. Padre e figlio fanno parte del club rossonero, il primo in veste di direttore dell'area tecnica e il secondo è un prodigioso attaccante classe 2001 che lo scorso 2 febbraio ha esordito per la prima volta in Serie A nel match contro il Verona.
Entrambi la scorsa settimana hanno annunciato pubblicamente di essere risultati positivi al virus dopo essersi sottoposti al test del tampone. L'ex difensore della Nazionale italiana nella gara con il Genoa, disputatasi a San Siro lo scorso otto marzo, era peraltro assente per una sintomatologia influenzale. Adesso i giorni di quarantena stanno volgendo al termine e così, nel corso di una lunga intervista concessa al Corriere della Sera, l'ex capitano del Milan ha voluto raccontare la propria esperienza e quella del figlio Daniel.
SALUTE: "Sto abbastanza bene. Il peggio è passato. Ho ancora un po’ di tosse secca. Ho perso gusto e olfatto, speriamo tornino. È stata come un’influenza un po’ più brutta. Ma non è una normale influenza. Io conosco il mio corpo. Un atleta conosce se stesso. I dolori sono particolarmente forti. E poi senti come una stretta al petto… È un virus nuovo. Il fisico combatte contro un nemico che non conosce. Dolori alle articolazioni e ai muscoli. Febbre: mai più di 38 e mezzo. Il giorno dopo, venerdì, sarei dovuto andare a Milanello, e sono rimasto a casa. Ho saltato anche Milan-Genoa".
PAURA: "Sapevo già di avere il virus. Sentivo che non era un’influenza come le altre; e poi per l’influenza avevo fatto il vaccino. Certo, un po’ di preoccupazione ti viene. Un mio amico ha avuto problemi respiratori, è ricoverato all’ospedale di Legnano, non dorme, ha gli incubi… A me è andata meglio. Comunque sono qui confinato da diciotto giorni con la mia famiglia. Anche Daniel vive con noi, anche lui ha dolori e febbre. Ma è talmente giovane… Mi pare che in famiglia sia quello che l’abbia presa in forma più leggera. Mia moglie e Christian hanno fatto il tampone e sono negativi. Ma siamo convinti che pure loro abbiano preso il virus, e ne siano già usciti".
CALCIO: "Già giocare a porte chiuse è una violenza, per i tifosi e per i calciatori. Giocare a porte aperte Liverpool-Atletico, con quattromila tifosi madrileni sugli spalti, quando già si sapeva che Madrid era un focolaio, è stata una follia. Quando si è giocata Atalanta-Valencia l’allarme non era ancora scattato, ma ora sappiamo che quella serata è una delle cause del focolaio di Bergamo. Un finale di campionato ci deve essere, e ci sarà. Ma quando non possiamo dirlo ora. Capisco che per la gente sarebbe uno svago prezioso. Ma nel calcio è impossibile non soltanto giocare, ma pure allenarsi senza contatto. E poi è giusto mettere tutte le squadre sullo stesso piano. Alcune, come la Sampdoria, sono più colpite. Sono positivi alcuni tra i giocatori più rappresentativi della Juve".
ITALIA: "Le persone sensibili rivaluteranno i rapporti con le altre persone. Cose che ci parevano scontate, come cenare con gli amici e abbracciare una persona amata, ora ci mancano moltissimo, e domani le apprezzeremo di più. Magari non cambieremo tutti. Ma sono convinto che le persone sensibili siano la maggioranza. Compresi molti che non sanno di esserlo. A me pare che gli italiani si stiano comportando molto bene. Abbiamo i nostri difetti, ma nelle difficoltà non siamo egoisti: pensi ai medici che si offrono volontari. O agli insegnanti che si inventano le lezioni via web. Noi crediamo di essere peggiori degli stranieri, ma non è così. Meglio fare la coda per la spesa che per le armi, come in America".
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