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Coronavirus, il dramma di Arias: “In Mozambico moriremo come i cani, un solo ospedale per 2 milioni di persone”

MAGARO, MOZAMBIQUE - MARCH 26: A man covers his nose from the smell of a dead body in a village along the Lucite River on March 26, 2019, in Magaro, Mozambique. Cyclone Idai caused the river to overflow flooding nearby villages. At least 156 bodies have been found in the surrounding area, with witnesses recounting seeing bodies of humans and animals flowing down the river. (Photo by Andrew Renneisen/Getty Images)

L'ex manager del Racing, adesso missionario in Mozambico, ha parlato della tragica situazione che sta vivendo il paese africano

Mediagol52

La tragica situazione del Mozambico.

L'emergenza Coronavirus si è diffusa anche in Africa, dove lo scarso livello della sanità potrebbe risultare fatale ad un numero elevatissimo di cittadini. A parlare della situazione che si sta vivendo in Mozambico è intervenuto Juan Gabriel Arias, manager con un passato al Racing Club de Avellaneda, che dal 2000 è impegnato in una missione di beneficenza nel paese africano e dal 2014 è pastore della chiesa di Mangunze. Nel corso di un'intervista rilasciata ai microfoni del Clarin, Arias ha spiegato come nella sua città vi sia un solo ospedale per circa 2 milioni di persone, e di come tutti gli abitanti del luogo siano molto preoccupati per la diffusione del virus.

Queste le sue parole: "Abbandonare il calcio è stato molto difficile, perché è l'unico nostro svago. Siamo senza televisione, senza internet, quasi nessuno ha un telefono con una connessione perché è molto costoso. Fermare il calcio è stato un segnale importante per tutti. In Mozambico, da venerdì 20 marzo, il presidente Felipe Nyussi ha imposto la quarantena obbligatoria per un mese: non ci sono lezioni, tutti i visti sono stati sospesi. La Chiesa cattolica ha sospeso tutti i servizi, non c'è messa, non c'è nulla. Non possono essere svolte nemmeno le sepolture con molte persone, come è usanza di questo paese. Martedì scorso sono comparsi il secondo e il terzo caso ufficiale di positività al Coronavirus. La preoccupazione più grande è che ci siano molti più casi, ma che non sono stati segnalati, perché molti non sono andati in ospedale a fare il tampone. Le persone hanno molta paura, perché il sistema sanitario qui non è preparato per una minaccia del genere. C'è un singolo ospedale in tutta la provincia di Gaza per due milioni e mezzo di abitanti. Questo ospedale ha recentemente aperto una stanza di terapia intensiva con 12 posti letto. Quindi la gente dice che moriremo come cani, che sarà proprio come la guerra. Inoltre non c'è acqua corrente. L'intera popolazione, l'intero villaggio prende acqua dalla stessa fonte. Lì si riuniscono tutti. Il compito di trasportare l'acqua è assegnato a donne e bambini. E lì pomperanno tutti dalla stessa pompa. Se ce n'è uno infetto, tutti quelli che vengono dopo metteranno le mani nello stesso posto. Non tornerò in Argentina, questo è il posto in cui voglio vivere. Potrei avere più cure in Argentina, è vero, ma se lasciassi il Mozambico non avrei pace interiore. E se devo ammalarmi e morire... bene, dovremo farlo tutti. Ma almeno accadrà mentre faccio quello che desidero, ossia accompagnando la miagente".