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Calcagno (AIC): “Sciopero calciatori? Ecco come stanno le cose. Non possiamo lasciarli per cinque mesi senza stipendio”

Le dichiarazioni rilasciate dal vice presidente dell'AIC: "La pazienza ha un limite e speriamo si possa tornare a ragionare sulle norme"

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Parola a Umberto Calcagno.

Intervenuto ai microfoni di 'Punto Nuovo Sport Show', trasmissione in onda su 'Radio Punto Nuovo', il vice presidente dell'Associazione Italiana Calciatori ha commentato le dichiarazioni rilasciate di recente dal presidente della FIGC, Gabriele Gravina. "Parole di Gravina? Nessuno ha mai pensato ad uno sciopero, si sono resi conto dell'astrusità delle norme approvate e contano molto sulla nostra responsabilità. La pazienza ha un limite e speriamo si possa tornare a ragionare sulle norme. E' evidente a tutti che non si tratta di avere provvedimenti di favore, ma stiamo parlando di tutti i calciatori professionisti - anche di Serie B e Serie C - che hanno avuto l'ultimo stipendio a marzo con la mensilità di gennaio e febbraio. Se un sistema Federale ritiene giusto che per cinque mesi e mezzo non debbano essere pagati famiglie e calciatori, mi sembra sbagliata e continueremo a contrastarla in ogni sede", sono state le sue parole.

"Ognuno può pensarla come vuole, sicuramente stiamo mandando in cassa integrazione ragazzi di Lega Pro che vedranno i soldi tra 90 giorni e gli stiamo dicendo che forse devono ripartire. Stiamo aspettando i protocolli per la ripartenza, molto del nostro mondo si fonderà sull'eventuale ed auspicata ripartenza. Quando avremo una certezza, tireremo una linea a livello economico e valuteremo i danni veri del sistema e faremo le nostre considerazioni. Avete mai sentito un calciatore di Serie A dire di non essere disposto a sedersi e parlare con la società? Non capisco per quale motivo la Federazione, un organo che deve controllare il sistema, invece di porsi in una posizione equidistante, si pone invece in una posizione che creerà dei contenziosi. Oggi il giocatore di Serie A deve sapere che gli verrà retribuito forse maggio alla fine di agosto, a me non sta bene. Il mio ragionamento è ovviamente sulle serie minori che percepiscono molto meno, che forse prenderanno maggio - con 1.600 euro netti come minimo federale - marzo ed aprile potrebbero andare come ricorso al collegio arbitrale. Alla fine della fiera, i giocatori prenderanno solo lo stipendio di maggio a fine agosto. Fare delle norme del genere per l'inizio del campionato, ci troveremo con società che non riusciranno a concludere il campionato", ha proseguito.

"Modello tedesco? Non lo si può prendere solo per le cose che convengono. La Germania ha affrontato l'epidemia in una maniera differente. La Germania ha introiti maggiori e li distribuisce con percentuali differenti dalle nostre, c'è un sistema di base più solido. L'auspicata riforma di cui tutti parlano, in Italia, loro l'hanno già fatta. Confondiamo la riforma dei campionati con il format: la riforma è ridistribuire meglio le risorse, così come fanno Inghilterra e Germania. Sciopero dei calciatori? Al momento non se n'è parlato. Non è mai neppure stata pronunciata la parola", ha concluso Calcagno.