serie c

Palermo, il talento freezato di Silipo: la stagione in salita del gioiello scuola Roma. Un jolly per Filippi in chiave playoff

Mediagol2

Palermo e Andrea Silipo accoumunati da un insolito destino.

La compagine rosanero ed il gioiello scuola Roma sognavano certamente una stagione diversa.

Indicata in sede di vigilia tra le probabili protagoniste nella zona nobile della graduatoria, la formazione siciliana si è ritrovata, suo malgrado, a recitare il ruolo di comprimaria. Condizione figlia di errori ed attenuanti più volte oggetto di approfondita e minuziosa analisi.

Dopo l'impatto brillante con la maglia rosanero in Serie D, il classe 2001 auspicava di compiere un ulteriore e tangibile step nel suo percorso di maturazione calcistica. Prendendosi la scena e dimostrando di poter incidere anche nel suo primo approccio con l'universo del professionismo. Forgiando il suo bagaglio, tecnico, tattico e mentale, grazie ad cospicua dose di fiducia tradotta in maggiore continuità di impiego nel corso del campionato.

Il turbolento canovaccio della stagione in casa Palermo e il relativo riscontro giunto dal rettangolo verde hanno raccontato una storia diversa.

Venti presenze collezionate in trentaquattro partite. Due assist e nessuna rete all'attivo. Solo cinque apparizioni nell'undici titolare e ben 15subentri in corso d'opera. Per ben undici volte, Silipo si è accomodato in panchina senza essere chiamato in causa.   Il ragazzo non è riuscito a ritagliarsi dimensione e minutaggio utili a trovare ritmo e condizione psicofisica.

Contingenze tattiche, tegola Coronavirus, la crisi di risultati che ha fisiologicamente generato tensioni, divergenze e pressioni in seno a tutte le componenti del club.  Contesto non proprio ideale a cadenzare il percorso di un giovane talento di prospettiva in fase di formazione, alla ricerca di stabilità, feeling e risposte da trovare in primis sul manto erboso.

Il 4-2-3-1 varato da Roberto Boscaglia ha ben presto evidenziato evidenti limiti in termini di equilibrio nello svolgimento delle due fasi.

Retaggio di una sessione estiva di mercato non totalmente condivisa tra mananagement ed area tecnica. La rosa si rivelerà per attitudini e peculiarità dei singoli poco conforme al verbo calcistico dell'ex allenatore della Virtus Entella. Coperta spesso troppo lunga, talvolta esaperatamente smagliata. Esterni bassi con spiccata vocazione propulsiva, centrali difensivi presi di infilata e privi di adeguata schermatura. Due interni di centrocampo tendenzialmente in inferiorità numerica, aculei del tridente offensivo che faticano a ricomporre la densità in fase di non possesso. Baricentro spesso troppo alto, sincronismi e tempi approssimativi nell'accorciare sequenzialmente con le linee in pressione sulla sfera. Palermo per larghi tratti disarticolato, sfilacciato tra i reparti e infilzato negli ampi interspazi concessi quasi ad ogni ripartenza avversaria.

Urgeva più mettere una toppa che tracciare ricami. Ragion per cui, Boscaglia ha corretto il tiro, optando per un 4-3-3 con un centrocampista in più e due interpreti di gamba nel tridente offensivo. Valente e Kanoutè larghi, Rauti in alternativa, alle spalle di Saraniti prima e Lucca poi. 

Il ritorno postumo al 4-2-3-1 propone una versione rivisitata e più conservativa nelle intenzioni. Il trequartista centrale, nella fattispecie, era  un centrocampista di ruolo, Luperini o Broh, al fine di conferire maggiore densità ed equilibrio in zona nevralgica. Attaccanti esterni chiamati ad una compartecipazione attiva e sistematica in sede di ripegamento sulla corsia. Di fatto un Palermo teoricamente disposto con un 4-5-1 in fase di non possesso. Alchimie e accorgimenti comunque non sufficienti a risovere i problemi di scarsa compattezza e fragilità difensiva.

Dinamiche strategiche che hanno, giocoforza, penalizzato Silipo. Non propriamente idoneo, per caratteristiche fisiche e tecniche, ad interpretare il ruolo di quinto in fase di non possesso. Compito che il numero dieci rosanero ha comunque provato ad assolvere, con abnegazione e spirito di sacrificio, ogni qualvolta è stato impiegato dall'ex tecnico di Brescia e Trapani. Il calcio codificato di Boscaglia, anche in sede di tessitura delle trame offensive, non ha contribuito ad alimentare istinto, imprevedibilità e vena creativa, tratti distintivi nel bagaglio tecnico del ragazzo. Un Palermo principalmente a trazione esterna, che canalizzava lo sviluppo della sua manovra sulle catene laterali. Ricerca dell'ampiezza volta ad esaltare abilità nel gioco aereo e fisicità dominante del bomber Lucca in the boxEstremi del tridente con caratteristiche ben definite: crossatori più che stoccatori. Esterni offensivi che prendono il fondo preferiti a rifinitori che galleggiano tra le linee.  Tendenza legittima in funzione di  peso specifico prolificità del giovane ariete rosanero. Inerzia della proposta offensiva che poco si conciliava con la natura calcistica del classe 2001. 

La profonda crisi di identità e risultati  induce Boscaglia a ricorrere a personalità, esperienza e qualità dei big, Santana e Floriano su tutti, nel tentativo  di invertire il trend. Scelta, opportuna ma tardiva, foriera di effetti parziali ed intermittenti che non gli eviteranno l'esonero.

 

Sfoglia le schede per leggere l'articolo completo...