di Anthony Massaro
VERSO CAGLIARI-PALERMO
Palermo, c’è Ranieri: Cagliari, Roma, Valencia, Leicester. Claudio Re delle favole
Il Cagliari lo scorso 20 dicembre ha deciso di esonerare Fabio Liverani - in seguito ad una serie di risultati deludenti - che hanno portato la compagine sarda, dopo ben 18 partite a stazionare tra il dodicesimo e il quattordicesimo posto in Serie B. Numeri sconfortanti rispetto a valore della rosa e aspettative della vigilia, caratterizzati da sei sconfitte, sette pareggi e sole cinque vittorie per una retrocessa dalla massima categoria italiana. Comprensibile l'amarezza di tifoseria e dirigenza, che ha portato l'ennesimo cambio di panchina della gestione Giulini nel noto club rossoblù.
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La vittoria del Cagliari sul Cosenza, con Roberto Muzzi in panchina ad interim è stato il perfetto passaggio di consegne al nuovo allenatore. Il ritorno dell'uomo delle favole partito dal vecchio Sant'Elia fino al trono della Premier League con il Leicester City. Semplicemente Sir Claudio Ranieri.
Il ventisette febbraio del 2017, al King Power Stadium, era il debutto sulla panchina del Leicester City di Craig Shakespeare, selezionato, nonostante fosse un vice allenatore, come sostituto di Claudio Ranieri alla guida delle Foxes. La squadra quell'anno campione d'Inghilterra era al quindicesimo posto e rischiava seriamente di ritrovarsi invischiata nella lotta per non retrocedere. Nonostante ciò, prima dell'inizio della sfida tra Vardy e compagni ed il Liverpool guidato da Jurgen Klopp, è successo qualcosa che va oltre le mere dinamiche che si susseguono sul rettangolo verde.
I sostenitori del Leicester hanno cominciato ad indossare delle maschere che raffiguravano il volto del tecnico capitolino, fresco di allontanamento dalla società targata Srivaddhanaprabha. Ecco poi partire continui canti di celebrazione per Claudio Ranieri fino al termine della gara, vinta per 3-1 dai padroni di casa, dimostratisi più in partita ed aggressivi del solito. A questo si aggiunga una città tappezzata, ancora, di immagini dell'allenatore italiano e un popolo tutto che non smette, ancora oggi, di volergli bene. Il grande merito non è solo quello di aver vinto la Premier League alla guida del club meno quotato della competizione, bensì, quello di aver fatto sentire grande, un popolo minuscolo agli occhi del mondo britannico.
Non è impossibile rivivere l'eco di questi attestati in molte piazze in cui Claudio è stato, impossibile, almeno per chi lo segue da tempo, non riconoscersi nel consenso manifestato da gran parte di questa gente. Quella serata di Leicester è una dimostrazione, l'ennesima, di come Ranieri riesca a stabilire questo legame unico e indissolubile con l’appassionato. Senza obbligatoriamente vincere e centrare traguardi prestigiosi, com'è successo anche con Fiorentina e Valencia.
Due tifosi delle Foxes, hanno viaggiato verso la Bretagna per oltre 1200 km (andata e ritorno) per ringraziare l'attuale tecnico del Cagliari, nel 2017 scelto come mister del Nantes. Dean e Dan (padre e figlio) raccolsero un libro pieno di frasi scritte dai tifosi del Leicester City, nelle quali mostravano tutto l'affetto nei confronti del mister classe 1951. Una delle più toccanti: “Il mio amico di 63 anni è morto poco dopo la vittoria del titolo di Premier League e ti sarò sempre eternamente grato per averlo reso felice. Hai portato tanta gioia al Leicester City, a tutti noi i migliori auguri per il futuro”.
Difficile trovare messaggi del genere per un allenatore. Questa affinità elettiva, questo legame viscerale, nasce dall'uomo Ranieri. Un uomo che, come reputa Marcelo Bielsa, rappresenta"Esempio per tutti noi". Un modello di professionista che vive questo sport con una passione profonda, che ne coglie l'essenza umana ed emotiva e che va oltre i risultati ottenuti o i giocatori allenati.
Le Foxes, campioni d'Inghilterra guidati dell'ex calciatore del Palermo, totalizzarono 81 punti con 23 vittorie, 12 pareggi e solamente 3 sconfitte; laureandosi il terzo miglior attacco del campionato con 68 goal fatti e la seconda miglior difesa, con soli 36 goal subiti. Il tecnico italiano venne incoronato re, divenne ‘King Claudio’, ma per arrivare così in alto fu aiutato nell’incredibile cavalcata di 38 partite dai suoi infaticabili uomini, o meglio soldati come li definiva lui.
Era l'ultima giornata di campionato della stagione 2018-2019, la Roma nei mesi precedenti aveva sostituito Eusebio Di Francesco con Claudio Ranieri. Era in corso la sfida tra i giallorossi ed il Parma. Era anche l'addio al popolo capitolino di Daniele De Rossi. Sugli spalti dell'Olimpico viene esposto uno striscione: "Nel momento del bisogno hai risposto presente, adesso ricevi l'omaggio della tua gente" Se per il Leicester, l'attaccamento poteva essere frutto dalla vittoria in Premier League, nella Capitale, Sir Claudio non ha mai dovuto giustificare con un titolo, uno scudetto, una coppa questo amore.
Con i giallorossi Ranieri ha avuto ben tre esperienze: una da calciatore e due nei panni di tecnico. La prima da allenatore è stata tra il 2009 ed il 2011. Un'esperienza che al primo anno da subentrato al posto di Spalletti permise ai giallorossi di giocarsi lo scudetto fino all'ultima giornata con l'Inter di José Mourinho. La storica beneamata del Triplete. Nonostante ciò, la stagione si concluse con il secondo posto in Serie A e la finale di Coppa Italia persa. Entrambi obiettivi sfumati a causa dello strapotere nerazzurro di quell'epoca. La seconda annata con il mister di Testaccio in panchina si concluse in anticipo: Ranieri nel febbraio del 2011, dopo quattro sconfitte consecutive tra campionato e Champions League decise di rassegnare le dimissioni, con l'intento di dare una scossa alla Lupa. L'avvento di Montella portò un misero sesto posto in campionato ed una serie di eliminazioni nelle coppe.
Mentore, figura d'esperienza di cui questo sport non può fare a meno. Il tecnico che riesce sempre, dovunque va, a ricreare l'agio necessario in momenti difficili. Un maestro nel mettere a sistema le componenti e farle rendere nel miglior modo possibile. Senza obbligatoriamente rubare l'occhio. Claudio Ranieri pratica un calcio riconoscibile, abbastanza concreto e stabile e che non sia particolarmente complesso, elaborato o profetico. Una proposta che sa essere brillante, comunque intelligente.
DA CAGLIARI A CAGLIARI
Il ritorno significativo, quello profondo. Ranieri sul tramonto del 2022 ritrova la Sardegna da allenatore, dopo l'esperienza avuta nel 1988 e conclusasi nella stagione 90/91. Solo Claudio poteva spiegare al popolo isolano quanto ci fosse di sentimentale in questa scelta: "Dentro di me ho un maremoto, sono entusiasta di tornare su questa panchina, non vedo l'ora di sentire il pubblico perché l'entusiasmo ce lo devono dare loro. L'obiettivo è solo uno: salire in serie A", disse in sede di conferenza stampa di presentazione il tre gennaio scorso.
Il tecnico capitolino di imprese sportive ne ha compiute diverse nella sua carriera: la prima, proprio con i rossoblù. Il Cagliari nell'88 era reduce da anni di amarezze e delusioni sportive. Il presidente Orrù ebbe la visione di selezionare Ranieri per la panchina, dopo averlo affrontato la stagione prima, in Lega Pro con il Campania Puteolana. Quest'ultima, squadra che terminò male la stagione, ma vinse proprio contro i sardi. Brava e idealista la dirigenza isolana a selezionare come allenatore del futuro quel trentasettenne romano, che forse di calcio capiva qualcosa.
Gli esiti furono più che sorprendenti: 16 vittorie, 13 pareggi e sole 5 sconfitte per un totale di 45 punti e primo posto in classifica in Serie C. Ottenuta la promozione in cadetteria, la compagine guidata dal classe 1951 non si fermò più e dopo ulteriori dodici mesi raggiunse la massima categoria italiana attraverso il terzo posto in B ed i 47 punti fatti alle spalle di Pisa e Torino. Sette anni dopo il Cagliari era tornato in Serie A, con Ranieri in panchina. Lo stesso obiettivo di oggi a distanza di oltre trent'anni con lo stesso allenatore.
Com'è strano il calcio.
UNA CARRIERA DA NORMAL ONE
Conclusa l'impresa in terra sarda e l'esperienza al Napoli post Maradona, guidò la Fiorentina: con cui ha vinto la Serie B nel 1994, la Coppa Italia e la Supercoppa italiana nel 1996. Nella medesima esperienza, fu cocente l'eliminazione in semifinale di Coppa Uefa con il Barcellona di Johan Cruijff. Archiviato l'eccellente lavoro in Toscana si è trasferito al Valencia con cui ha conquistato la Copa del Rey nel 1999. Dopo aver guidato l’Atletico Madrid, il Chelsea (con il quale raggiunse una semifinale di Champions League nel 2004) e nuovamente gli Els Che, con i quali si è aggiudicato una Supercoppa Europea nel 2004, Sir Claudio ritornò in Italia per vivere numerose esperienze prestigiose.
Dal Parma alla Juventus, dalla Roma fino all'Inter. Zero trofei, ma sempre un percorso a testa alta alle spalle quello del mister di Testaccio. Ecco il presunto passo indietro in carriera, il ritorno nelle categorie inferiori: la chiamata del Monaco in seconda divisione francese rappresentò una sfida ambiziosa per Ranieri, che vinse largamente. Riporto lo storico club transalpino in Ligue 1 in una stagione, ed una volta arrivato in massima serie, si giocò fino all'ultima giornata il titolo con uno dei primi storici Paris Saint Germain stellari.
Lasciò Monaco per accettare la Nazionale Grecia, esperienza precedente a quella del 2015, quando è stato chiamato ad allenare il Leicester City, con cui ha ottenuto il suo maggior risultato in carriera, vincendo la Premier League nel 2016 contro ogni previsione, e per questo è stato premiato come allenatore dell'anno dalla FIFA. L'anno successivo è stato esonerato ed è passato ad allenare prima il Nantes, poi il Fulham fino al 2019, anno in cui è tornato ad allenare la Roma. Dal 2019 è al 2021 è stato il tecnico della Sampdoria ottenendo buoni risultati. La breve parentesi tra il 2021 ed il 2022 di Watford è l'ultima prima del ritorno a Cagliari.
CAGLIARI 2.0
Il Cagliari di quest'anno con Fabio Liverani si è mostrata squadra che ama proporre un gioco manovrato per sfruttare le caratteristiche tecniche del proprio centrocampo, mettendole al servizio dei propri attaccanti. Il tutto però si è trasformato in diverse problematiche: errori nella costruzione dal basso, sviluppo con passaggi orizzontali e controllo lento e sterile del campo. Oltre che una scarsa efficacia offensiva che ha fatto scivolare la squadra isolana in classifica. Con Sir Claudio la maggior parte dei problemi sono stati risolti. Coniando strada facendo un'identità gagliarda, solida e pragmatica, decisamente più consona a peculiarità della rosa e tratti caratterizzanti del torneo cadetto, la formazione rossoblù ha totalizzato la bellezza di 29 punti in 17 partite. Numeri positivi, definiti da sette vittorie, otto pareggi e sole due sconfitte. Il piazzamento in classifica sorride al Cagliari: quinto posto a meno tre lunghezze dal SudTirol quarto.
A due giornate dalla fine, l'obiettivo di Ranieri potrebbe prendere maggiore forma con un posizionamento migliore in zona playoff. E tanto passa dal match casalingo, nel quale i sardi ospiteranno il Palermo di Eugenio Corini affamato di punti per mantenere una poltrona tra le prime otto della categoria.
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