Mario Balotelli o lo ami o lo odi.
serie a
Brescia, Balotelli: “Se Mancini non mi convoca sono contento, vi spiego perchè. Napoli? Vi svelo cosa dice mia figlia”
Mario Balotelli, attaccante italiano girovago, ha parlato del suo presente e anche del suo futuro durante una diretta video su Instagram
Il ventinovenne palermitano di nascita ma bresciano d'adozione è ormai noto ai media per i suoi modi comportamentali al di fuori del comune. C'è anche chi ha coniato un nuovo termine per definire questi: le "balotellate". E se qualcuno esce fuori un termine nuovo per la lingua italiana allora vuol dire che tanto di rado non venga usato. Soprannominato Super Mario, io classe ‘90, esordisce tra i professionisti con l'Inter di Roberto Mancini prima e con quella di José Mourinho dopo aggiungendo al suo palmarès il famoso Triplete. Sia per il carattere esuberante sia per la voglia di esplorare data la giovane età - l'esordio in Serie A è avvenuto a soli 17 anni -, Mario Balotelli cambia frequentemente destinazione passando alla corte di Manchester City e Liverpool, poi Olympique de Marseille e Nizza ed infine Milan e Brescia. Il tutto condito da un rapporto altalenante con la Nazionale italiana.
L'attaccante del Brescia è tornato a parlare per mezzo di una diretta Instagram in compagnia di Fabio Cannavaro, eroe italiano del mondiale del 2006, toccando diversi argomenti che hanno caratterizzato la sua carriera.
NAZIONALE: "Con Roberto Mancini ho un rapporto speciale. Se non mi convoca sono contento, perché se invece mi dovesse convocare so che non lo farebbe per farmi sedere in panchina. Deve chiamare chi merita. Quando lo meriterò io, allora giocherò. E mi è andata bene che hanno rinviato gli Europei".
CALCIOMERCATO: "Ci ho provato, lì starei benissimo. Mia figlia Pia diventerebbe capo ultrà, tifa Napoli. Ogni volta le canto i cori del Brescia ma lei continua a tifare Napoli. Quando l’ho portata al San Paolo è stata contentissima, ipnotizzata. Entrare in quello stadio è sempre emozionante, ma il più bello è San Siro".
ZLATANIBRAHIMOVIC: "Quando sono arrivato in prima squadra all’Inter avevo 16 anni. C’erano tanti campioni, e io ero seduto di fronte a lui nello spogliatoio. Un giorno mi fermo a guardarlo e lui mi dice: ‘Tu pensi di giocare qua? Fai allenamento oggi e non giochi più’. E ogni volta in campo mi diceva: ‘Sei troppo scarso, lascia stare il calcio e studia’. Alla fine però disse lui a Mino Raiola: ‘C’è uno più forte di me, prendilo’ riferendosi a me. Cambiava le partite quando voleva. Era impressionante, l’ho sempre guardato come un Dio".
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