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Delneri-Mediagol: “I segreti del mio Chievo, oggi non è una favola ripetibile. Corini allenatore? Dico la mia. Molti miei ex giocatori…”

TURIN, ITALY - JANUARY 31:  Hellas Verona FC head coach Luigi Delneri shouts to his players during the Serie A match between Torino FC and Hellas Verona FC at Stadio Olimpico di Torino on January 31, 2016 in Turin, Italy.  (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

L'intervista esclusiva concessa da Gigi Delneri, ex tecnico di Chievo, Atalanta, Sampdoria e Juventus, alla redazione di Mediagol.it

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La cavalcata trionfale in B con la conquista della promozione, il sogno da matricola che indossa l'abito da capolista all'esordio in massima serie, il quinto posto e l'accesso all'allora Coppa UEFA. In apertura del terzo millennio, il panorama calcistico nazionale è piacevolmente sconvolto dal fenomeno Chievo. Un club di un piccolo sobborgo di Verona capace di apportare un'impetuosa ventata di idee e concetti innovativi nel massimo campionato italiano, dimostrando come la ricchezza di progettualità e pianificazione, unitamente a coesione, conoscenze e spirito di gruppo, potesse sopperire all'impossibilità di compiere investimenti esorbitanti.

Il 4-4-2 targato Gigi Delneri divenne un edificante marchio di fabbrica, magistralmente interpretato con armonia, coralità e grande coraggio da una squadra operaia ma dalla determinazione feroce e dai meccanismi perfetti. Intensità, dinamismo, sincronismi e indole propositiva, quella cenerentola sorprese ed incantò la critica ben oltre i confini nazionali. La competenza e lo spessore del tecnico di Aquileia si imposero prepotentemente, destando l'attenzione di media e addetti ai lavori, e creando le premesse per una carriera luminosa in panchina. Altre pagine professionalmente fulgide quelle vissute a Bergamo, alla guida dell'Atalanta, e quelle in qualità di tecnico della Sampdoria che conquistò l'accesso ai preliminari di Champions League nel 2009-2010. Tra luci ed ombre, in momenti particolari della storia dei due club, le esperienze sulle panchine di Roma e Juventus, significativa anche se incompiuta la tappa di Palermo. Il tecnico friulano, in attesa di una nuova e stimolante opportunità professionale, ha concesso un'interessante intervista esclusiva alla redazione di Mediagol.it.  

"La favola del mio Chievo? L'indole propositiva è la caratteristica principale per costruire un progetto di quel genere, il tratto che poi incide e determina molto, come concetto mentale credo che la squadra attuale che si avvicini di più a quella clivense della mia gestione sia certamente l'Atalanta. Come tipologia di gioco sono due formazioni diverse, ma l'idea è quella di proporre e cercare di imporre i propri temi e fare la partita su tutti i campi. C'è un'idea calcistica di base su cui sviluppare un lavoro, apportando correttivi e migliorie senza modificarne la struttura e l'essenza, curarla nel dettaglio e cercare di innestare quel particolare che possa perfezionare ancora: qui parliamo di evoluzione, quindi di portare avanti sempre la propria ideologia di gioco provando progressivamente ad ottimizzarla. Dimostra sempre, anche nel tuo piccolo, quello che sei capace di proporre e non quello che gli altri vorrebbero costringerti a fare . È auspicabile che ogni squadra faccia il suo, si proponga costantemente con le proprie idee, così i giocatori prendono maggiore consapevolezza e conoscenza di automatismi e qualità, acquisendo padronanza e specificità nel proprio ruolo. Si può modellare, rifinire e cambiare tutto, eccezion fatta per quanto riguarda l'idea difensiva, sono l'atteggiamento e la posizione della linea difensiva che determinano tutto quello che poi sequenzialmente accade: la linea deve stare alta o deve pressare alta e prendersi in certe circostanze alcuni rischi. Questa era l'idea di base quel Chievo, un ambiente molto sereno e cordiale che mi ha permesso di lavorare al meglio. Stesso contesto, seppur con dimensioni diverse, ho trovato successivamente anche a Genova sulla panchina della Sampdoria. Abbiamo raggiunto la qualificazione alla Champions League ed avuto progressivamente un'evoluzione importante, ma quel Chievo è stato l'esempio virtuoso di come una piccola squadra possa gettare in campo tutto quello che ha, con coraggio ed organizzazione ed ottenere grandi risultati. Non esisterà un altro Chievo per la genesi e le dinamiche con cui nacque quel progetto, per mentalità in quel momento storico e per la qualità del gioco espresso. Corini? Ha trovato alcune difficoltà che ogni allenatore trova imponendo le sue idee, aveva già il physique du rôle di allenatore quando giocava. Eugenio ha attraversato un momento non troppo semplice sul piano professionale e ha avuto dalla sua parte la forza di sostenere e perseguire con determinazione e chiarezza le sue idee.  Coerenza e personalità che potranno farlo diventare un tecnico di ottimo livello e sono sicuro che migliorerà ancora, così da farsi valere in futuro. Penso a tanti altri calciatori del Chievo che sono poi diventati degli allenatori: Legrottaglie, Longo, Barone, Lanna, D'Angelo, Morrone. Tutti ragazzi che hanno appreso qualcosa anche da me e spero possano avere dalla loro un grande futuro perché se lo meritano davvero, sono certo che porteranno le loro competenze e la loro saggezza anche in un ruolo diverso".

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