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Castagne punge Gasperini: “Si arrabbia troppo facilmente. Con il suo metodo non ho mai potuto dare il 100%”

REGGIO NELL'EMILIA, ITALY - MAY 11:  Timothy Castagne of Genoa CFC in action during the Serie A match between Atalanta BC and Genoa CFC at Mapei Stadium - Citta del Tricolore on May 11, 2019 in Bergamo,  (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Le parole del difensore ex Atalanta, Timothy Castagne, relative alla sua esperienza in nerazzurro

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Timothy Castagne torna a parlare dell'Atalanta.

Si toglie qualche sassolino dalla scarpa e lo fa durante un'intervista concessa ai microfoni di "Sport Footmagazine", l'ex difensore nerazzurro Timothy Castagne, oggi in forza al Leicester. A finire in particolar modo nel mirino del calciatore belga classe '95, è il tecnico della DeaGian Piero Gasperini, con cui il difensore non sarebbe mai riuscito a trovare la propria dimensione.

"Laggiù, quando perdi palla, non mancano di fartelo notare. E a me non mai piaciuto essere rimproverato. Qui è più tranquillo, se perdi qualcosa, t'incoraggiano, ti dicono di pensare all'azione successiva. Brendan Rodgers è una persona molto più calma al riguardo. Con lui abbiamo conversazioni, ascolta la nostra opinione, possiamo discutere. Questo è un metodo che si adatta meglio al mio carattere. Perché per natura sono già il tipo che si fa mille domande, quindi non ho bisogno di qualcuno che mi metta la testa sott'acqua nel caso facessi qualcosa di brutto. Inoltre, anche quando oggettivamente ho giocato una bella partita, mi chiedo ancora cosa avrei potuto fare di meglio".

Chiosa finale sul rapporto con Gasperini"Addio all'Atalanta per Gasp? Porrò il problema in modo diverso. Sono rimasto lì per tre anni ed è stata davvero una bella esperienza. E forse io stesso devo imparare ad essere un po' più sicuro di me. Ma il punto è che il metodo Gasperini non sempre mi andava bene. Nel corso della partita, è un allenatore che si arrabbia molto velocemente, che ha molti problemi a controllarsi. Ovviamente, ci sono molti giocatori che non hanno problemi a riguardo. E anche con me ha funzionato. Quindi prendo per lo più le cose positive da questa esperienza in Italia, ma penso di non essere mai stato al 100% delle mie capacità a causa di questo modo di lavorare. Sono andato in Italia per crescere e sono cresciuto. Mi sono fatto un nome e una reputazione. Oggi sarei un pazzo a sputare sul piatto dove ho mangiato. Dico solo che per rendere al meglio ho bisogno di un entourage con un approccio diverso da quello che può avere Gasperini".

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