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Atalanta, a tutto Ilicic: “Vicino all’addio, volevo lo scudetto. Con il Palermo il gol più difficile. Io discontinuo? Rispondo così…”

Le dichiarazioni rilasciate dall'ex fantasista del Palermo, che in estate festeggerà i dieci anni in Italia: "100 gol in Serie A? Ogni tanto ci penso, ce l’ho in testa"

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"L’unico giorno in cui penso che sto invecchiando è quello del mio compleanno, poi me lo dimentico: fisicamente mi sento molto meglio rispetto a sei-sette anni fa".

Parola di Josip Ilicic. Il fantasista sloveno di proprietà dell'Atalanta, approdato in quel di Palermo nell'estate del 2010 quando Maurizio Zamparini lo prelevò dal Maribor, in estate festeggerà i dieci anni in Italia. E oggi è certamente uno degli uomini copertina della squadra di Gian Piero Gasperini, una vera e propria macchina da gol. Con la recente tripletta messa a segno contro il Torino, il classe 1989 - che nelle ultime dieci partite ha siglato undici reti - ha raggiunto quota 85 gol in Serie A, superando Paolo Rossi.

"Non penso mai se avrei potuto fare di più: sento solo che sono contento di essere stato per così tanto tempo ad un certo livello. Questa etichetta della discontinuità è venuta fuori a Firenze, dove per tre anni sono stato il miglior marcatore della squadra. E se ero discontinuo io, che sono un trequartista o addirittura un centrocampista, non una punta da venti gol a stagione, gli altri cos’erano? Nell’ultimo mese è come se fosse scattata l’ultima molla della mia carriera? L’ultima? Mi vuole fare già smettere? A Firenze avevo preso sette pali in sette partite, se la palla fosse entrata sempre... Ci vuole anche un po’ di fortuna, ma soprattutto bisogna stare bene fisicamente e a posto di testa: oggi mi diverto, se manca una di queste due cose non ti diverti", ha dichiarato Ilicic, intervistato ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport'.

LA FAMIGLIA E GOMEZ-"Il feeling col Papu Gomez? Più passa il tempo e più ti capisci. Non serve parlare, neanche guardarsi: sai già dov’è l’altro. E se una squadra gioca a memoria, per le avversarie è molto più difficile. Giocare finto centravanti? A volte devi fare sacrifici per la squadra, ma non so stare mezzora ad aspettare il pallone. Mi piace averlo fra i piedi, sentirlo, e la mia forza è non avere una posizione, andare in giro per il campo. Cosa significa essere a posto di testa? Aver superato dei momenti difficili e avvertire che ora non ti manca niente. Capire che nella vita non esiste solo il lavoro: quando lavoro mi diverto, quando torno a casa il lavoro non esiste più, esiste la famiglia. Quando ero ragazzo, mia madre mi diceva sempre: 'Josip, capisci la vita solo quando diventi genitore'. Io non ascoltavo: chi non è genitore non capisce. I figli ti danno il senso della vita, ti levano dalla testa l’idea di poter pensare solo al calcio. Prima mi arrabbiavo per tutto e le arrabbiature me le portavo a casa, peccato che se fai le cose incavolato non ti diverti. Oggi ho una famiglia: non posso perdere tempo, il mio tempo è per loro. Segno una tripletta? Mi porto il pallone a casa, lo regalo alle mie figlie, e finisce lì".

OBIETTIVI -"100 gol in Serie A? Ammetto: ogni tanto ci penso, ce l’ho in testa. Ma è lo stesso obiettivo che avevo cinque anni fa, e quando lo dicevo mi guardavano strano. Se ne faccio cento, poi posso anche smettere di giocare. In Italia... Il gol a Torino da 45 metri il più bello? Il più difficile lo segnai con il Palermo, a Genova, dopo aver scartato mezza Sampdoria. Non riesco a scegliere il più bello, guardo solo i più difficili. E comunque, che cosa ho fatto in fondo a Torino? Loro erano piazzati male, ho solo calciato: è stata più fortuna che bravura. A me va bene anche segnare di ginocchio. Sa qual è il gol che vorrei segnare davvero? Il mio primo in Champions. Anzi, in finale di Champions per vincerla. Ma siccome non è impossibile ma molto difficile, le dico che intanto spero di passare il turno: se con un mio gol, ancora meglio".

CHAMPIONS E NON SOLO - "L’Atalanta può essere l’Ajax dell’anno scorso? Voi pensate troppo alla Champions. Se non ripetiamo quello che abbiamo fatto nello scorso campionato possiamo scordarcela, perché l’anno prossimo non la facciamo. Voi pensate alla Champions, noi al campionato: quando sarà il momento del Valencia penseremo al Valencia, per il momento non ne abbiamo neanche mai parlato. In campionato ci aspettano tutte con le mani aperte, visto quello che stiamo facendo. Vedrete domenica il Genoa: sono le partite più difficili, contro avversarie che non hanno nulla da perdere. Gasperini non ha mai nascosto l'obiettivo Europa? Vivrei l’Europa League come un passo indietro. Io voglio giocare sempre la Champions: tornare indietro non mi piace, mi piace stare lì o andare avanti. Anche se sarà molto molto dura, questo è un campionato strano: non c’è solo la Roma, chi oggi è più indietro può fare una striscia di vittorie e avvicinarsi. Se mi dà fastidio sentir parlare di Atalanta come grande sorpresa del campionato? Sono timbri che ti restano addosso. Facciamo bene anche quest’anno e continuano a dire: 'Ah, ma adesso deve ripetersi'. E quello che abbiamo fatto prima? La parola sorpresa non mi piace: l’Atalanta è una grande squadra. Ma in realtà per le avversarie non siamo più una sorpresa: sanno che se stiamo bene, giocare contro di noi è dura. E che i numeri noi li scriviamo sul campo, anche se le cifre delle spese delle altre sono moltiplicate per dieci".

FUTURO -"Se mi sento al top della mia carriera? Se si riferisce al concetto di top squadra, dipende solo dagli altri se mi vogliono o non mi vogliono. Io posso pensare solo a insistere: se non faccio bene l’altra metà campionato, la prima non conta niente. Io vicino a lasciare l'Atalanta in estate? Da parte mia, molto vicino. Volevo fare un passo più avanti, giocare per lo scudetto. Lo dissi anche alla società: 'Non ho più vent’anni: o posso vincere qui, o vado altrove'. Non c’era solo il Napoli e il primo a chiamarmi per trattenermi fu Gasperini. Io non so cosa sarebbe successo se fossi andato via, se da un’altra parte avrei segnato, che ne so, trenta gol. Però so che quando sono rimasto ho detto subito: 'Sono felice di dove sono'. Se sarei stato felice anche da un’altra parte non lo sa nessuno, di sicuro se uno non è felice non può fare quello che sto facendo con l’Atalanta", ha concluso l'ex Palermo