La terribile storia di Virgil Van Dijk.
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Liverpool, la rivelazione di Van Dijk: “A 20 anni ho rischiato di morire, vi racconto la mia storia”
Il difensore del Liverpool, Virgil Van Dijk, ha raccontato la sua terribile esperienza successiva alla rottura dell'appendice
Dopo aver trascorso tre stagioni con la maglia del Southampton, il difensore olandese all'inizio della stagione 2018/19 si è trasferito al Liverpool, che per acquistare il suo cartellino ha versato una cifra monstre pari a circa 84 milioni di euro: in questo modo, il classe '91 è diventato il centrale difensivo più pagato nella storia del calcio.
Van Dijk ha ripagato subito le enormi aspettative intorno al suo nome, dimostrando ben presto di essere uno tra i migliori difensori attualmente in attività grazie al suo carisma e alla sua incredibile capacità di difendere nell'uno contro uno, riuscendo a non subire nemmeno un dribbling per 50 partite. La scorsa stagione è stata per il difensore olandese quella della definitiva consacrazione, con la vittoria della Champions League e con il secondo posto nella classifica per l'assegnazione del Pallone d'Oro davanti a Cristiano Ronaldo e dietro soltanto a Lionel Messi.
Tuttavia il passato del centrale del Liverpool non è sempre stato roseo, e all'età di venti anni (quando ancora giocava per il Groningen), Van Dijk ha subito un pericolosissimo intervento rischiando anche di non sopravvivere: la rottura dell’appendice, che aveva causato anche peritonite e infezione renale e costretto i medici ad intervenire chirurgicamente d'urgenza. Il giocatore in persona ha raccontato quel terribile momento della sua vita durante un'intervista rilasciata ai microfoni del Daily Mail, affermando anche di aver firmato un testamento nel caso in cui l'intervento non fosse riuscito. Queste le sue dichiarazioni:
"Ricordo che mi trovavo in ospedale e che attorno a me vedevo solamente tubi. Sentivo che il mio corpo era rotto e non c’era niente che potessi fare. In quel momento, i pensieri peggiori iniziarono a venirmi in mente. La mia vita era in pericolo. Non potevo camminare, muovermi. Io e mia madre abbiamo pregato, parlato di cosa poteva accadere. Dovevamo pensare anche al mio testamento. Nessuno voleva parlarne ma era una cosa che andava fatta vista la gravità del momento. Ho dovuto firmare documenti. Sapevo che poteva essere la mia fine. Ho trascorso 13 notti in ospedale senza camminare. Per me è stato molto difficile".
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