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Liverpool, la lezione di Manè: “Ferrari, diamanti e lusso non servono a nulla. Io ho fatto la fame, preferisco aiutare gli altri…”

Una intervista estremamente toccante e significativa quella rilasciata da Sadio Manè, stella del Liverpool di Klopp, che impartisce a molti colleghi e non solo una vera e propria lezione di vita...

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Non recidere il legame profondo con le proprie radici e non dimenticare mai le proprie origini. I traguardi che riesci a raggiungere nella vita sono figli anche di ciò che ti sei lasciato alle spalle durante il tragitto compiuto. Questo pare essere il senso delle dichiarazioni rilasciate al portale nsemwoha. com dalla stella senegalese del Liverpool, Sadio Manè. Il classe 1992, calciatore di levatura mondiale, conduce una vita decisamente fuori dagli schemi canonici, e spesso discutibili, propri ai colleghi che percepiscono ingaggi stellari dai rispettivi club. Ovviamente, anche il forte attaccante esterno dei Reds riceve un lauto compenso dalla storica società inglese, ma non ama lasciarsi tentare da eccessi all'insegna del lusso o da vezzi particolari, tanto sfarzosi quanto evanescenti. Materialismo e consumismo non trovano posto nello stile di vita estremamente sobrio e minimalista del calciatore del Senegal che si è più volte distinto per iniziative di solidarietà o gesti di nobile valenza sociale rivolti ai suoi connazionali. Manè sta ad oggi finanziando la costruzione di una scuola nel suo Paese di origine e dona periodicamente cibo, indumenti e beni di prima necessità a chi ne ha più bisogno.   Perché dovrei volere dieci Ferrari, orologi di diamanti e due aerei? - ha dichiarato il calciatore del Liverpool - A cosa servono tutte queste cose per il bene del mondo? Io ho sofferto la fame, sono sopravvissuto a tempi davvero difficili, ho giocato scalzo e non sono andato a scuola. Oggi, con quello che guadagno, posso aiutare gli altri. Ho costruito scuole, uno stadio, abbiamo dato vestiti, scarpe e alimenti a persone in stato di estrema povertà. E poi dono anche 70 euro al mese a tutti gli abitanti di una zona molto povera del Senegal, per contribuire all’economia familiare”.