I dettami del calcio di Jurgen Klopp.
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Liverpool, i dettami di Klopp: “Il calcio è specchio dell’anima, tuta e accettazione della sconfitta”
Il tecnico del Liverpool ha sottolineato come l'aspetto per lui non sia fondamentale
La carriera come allenatore di Klopp è iniziata all'improvviso: dopo più di dieci anni da giocatore, la dirigenza del Mainz lo scelse inaspettatamente come sostituto del tecnico appena esonerato, contribuendo così alla nascita di uno dei tecnici più importanti e vincenti degli ultimi anni. Dopo l'esperienza al Mainz, Klopp è passato sulla panchina del Borussia Dortmund, con cui è finalmente riuscito a mettersi in mostra sul grande palcoscenico europeo vincendo due volte la Bundesliga e arrivando anche in finale di Champions League.
La consacrazione definitiva del tecnico tedesco è avvenuta però con il Liverpool, con cui è finalmente riuscito a vincere la tanto ambita coppa la stagione scorsa, dopo aver battuto il Tottenham. Questa stagione inoltre i Reds hanno dominato senza preoccupazione del Premier League, e ben presto potranno dunque regalare l'ennesima grande gioia ai propri tifosi.
Dopo due mesi di stop a causa dell'emergenza Coronavirus, il Liverpool è ritornato ad allenarsi in attesa di comprendere se e quando riprenderà il campionato, e nel pomeriggio Klopp ha preso parte ad una sessione di tutoraggio online per conto di Kick It Out, ente impegnato nella lotta contro la discriminazione nel calcio. Il tecnico dei Reds ha così esposto alcuni suoi pensieri relativi al suo modo di vedere e vivere il calcio: "Il tuo modo di vedere il calcio deve rispecchiare la tua anima. Devi portare dentro il tuo personaggio".
Tra i partecipanti al meeting vi era anche Gerald Lami, che lavora presso l'Accademy della Juventus in Oman, il quale ha dato il via ad una conversazione relativa all'abbigliamento utilizzato dai manager sul campo di gioco: "Sono venuto da rifugiato in Inghilterra, e dunque sono stato sempre molto attento e cauto con l'abbigliamento. Sono stato molto critico con me stesso e ho cercato sempre di vestirmi bene. Ma quando ti guardo, non vedo un allenatore tradizionale in termini di abbigliamento. Come sei andato contro quel look tradizione degli allenatori".
"Interessante. Quello che posso leggere tra le righe è che sembro un vagabondo a bordocampo." - ha risposto Klopp con tono scherzoso - "Io ero un giocatore e il giorno dopo ero già un allenatore. Nel mio spogliatoio ho trovato la tuta del tecnico che aveva avuto il lavoro due giorni prima. Non mi andava nemmeno bene, ma non mi interessava. Ero solo concentrato sul gioco. Non ho mai pensato al mio aspetto. So che non è molto 'cool' perché lavoriamo davanti ad un pubblico, poi quando sono arrivato al Borussia Dortmund ho pensato: 'Forse devo cambiare'. Per un periodo di tempo ho indossato jeans e camicia, ma non mi sentivo a mio agio. Questo non significa che sia un male per altri allenatori. Il tecnico che si veste meglio è Pep Guardiola. Tutto ciò che indossa sembra perfetto per lui. Non indossa vestiti, solo abiti casual. E' interessante quello che mi ha detto sull'essere un bambino venuto qui come rifugiato, forse ti manca un po' di fiducia in te stesso, credi di dover convincere le persone con il tuo aspetto".
"Sii te stesso come allenatore" - continua Klopp - "Se vuoi avere un bell'aspetto, allora perfetto. Io non sono fatto per questo. E' importante che tu faccia ciò che è giusto per te, perché qualunque sia il modello a cui ti ispiri, non potrai mai fare le stesse cose. Mi piace quando una squadra esprime l'anima o il carattere del proprio allenatore. Faccio nuovamente l'esempio di Guardiola. Vedi una squadra giocare e pensi: 'Wow, questo è opera di Guardiola o di qualcuno che ha lavorato con lui'. Ma non puoi pensare di essere esattamente identico. Ciò che indossi è una parte del nostro personaggio. Indossa ciò che vuoi, ma non fare in modo che sia la cosa più importante. Alla fine ciò che conta è il gioco. Ma non preoccuparti: puoi diventare Campione del Mondo sia indossando un vestito sia indossando una tuta. Devi solo sentirti a tuo agio".
Il tecnico del Liverpool ha spiegato il segreto della sua autostima: "Sono pieno di fiducia fin da quando ero bambino. Per ogni cosa che facevo mia madre mi diceva: 'Splendido'. Mio padre: 'Sensazionale'. Sono stato riempito d'amore. Non dubito delle persone, sono completamente trasparente e non ho nulla da nascondere. Do tutto, ma non mi aspetto di ricevere qualcosa in cambio per questo motivo".
Per Klopp è fondamentale il processo di accettazione della sconfitta, considerata come un evento inevitabile della vita: "Do sempre tutto, quindi mi aspetto che i miei giocatori diano tutto. Poi vediamo cosa otteniamo. Questo crea la mentalità di una squadra. La comunicazione è fondamentale, conosco molto bene me stesso e mi fido del fatto che dirò la cosa giusta al momento giusto".
In seguito il tecnico ha ricordato due delle rimonte più belle ed emozionanti vissute in carriera, quella contro il Borussia Dortmund ai quarti di finale di Europa League e quella della passata stagione contro il Barcellona per accedere in finale:
"Contro il Dortmund eravamo in svantaggio per 3 a 1 dopo il primo tempo. Prima di una partita non sai mai cosa dovrai dire dopo la prima metà di gara. Ho detto: 'Ragazzi, questo è il giorno in cui creeremo una storia da raccontare ai nostri nipoti'. Quello contro il Barcellona non era programmato. Ho detto: 'E' davvero improbabile che passeremo il turno, ma perché siete voi abbiamo una possibilità'. Era semplicemente quello che stavo pensando in quel momento. Non puoi formare un messaggio appropriato costruendolo e ricercandolo. Deve venirti naturalmente. Ma il messaggio più forte è quello che meglio si adatta ad una determinata situazione. Questo significa che deve essere preparato alcuni giorni prima della partita".
In seguito alcuni commenti sulla clamorosa stagione attuale, in cui il Liverpool è riuscito ad creare una storica striscia di 44 vittorie consecutive che difficilmente verrà mai eguagliata o superata: "Come si vincono dieci partite di fila? E' esattamente come vincere 40 di fila. Devi pensare positivo. Non è difficile mantenere una striscia di vittorie. Vinciamo una partita, sono felice. Il giorno dopo non penso più a quella partita. Ho perso sei finali di fila. Ma questo non significa che non proverò di nuovo. Abbiamo vinto 44 volte, ma abbiamo fatto le stesse cose anche prima della sfida contro il Watford, che abbiamo perso. Siamo esseri umani, nessuno di noi è perfetto. Mi alzo la mattina e ho sempre il sorriso stampato sulla faccia. I ragazzi possono deludermi? Non proprio. Se qualcosa non funziona, penso che il mio messaggio non sia stato abbastanza chiaro, non che siano troppo stupidi per comprendere ciò che ho detto loro. Ma perché dovrei essere insoddisfatto di me stesso? Devo solo migliorare il miomessaggio".
Altri due consigli di Klopp: "Se sei davvero ambizioso devi capire il gioco. La cosa interessante del calcio è che praticamente tutti pensano di essere esperti. E' un bel gioco, un gioco semplice ma non facile. Ecco perché così tante persone pensano di capirlo ma si fermano così presto. Ci sono tante cose da imparare, tante cose da osservare. Impari costantemente cose nuove. Nel momento in cui smetti di imparare, il gioco si trasforma di nuovo. Io ho iniziato 20 anni fa. E' lo stesso calcio? No. E' molto più fisico, più veloce. L'altra cosa importante è essere te stesso. Non hai altre possibilità. Nel momento in cui provi a comportarti come qualcun altro, pensi costantemente: 'Cosa farebbe lui?'. Sii te stesso e impara di più sul gioco".
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