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Nasri, un talento sprecato: “A Siviglia ero un principe. Sampaoli? Non gli importava di feste e alcol, mi ha sempre coperto”

MANCHESTER, ENGLAND - FEBRUARY 21:  Samir Nasri of Manchester City celebrates scoring their second goal during the Barclays Premier League match between Manchester City and Newcastle United at Etihad Stadium on February 21, 2015 in Manchester, England.  (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)

Samir Nasri si è raccontato a 360°, svelando la sua storia e soprattutto il suo rapporto con il tecnico argentino Jorge Sampaoli

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Samir Nasri ed il suo rapporto con Jorge Sampaoli.

Comincia in Francia la sua avventura, con la casacca bianca e azzurra dell’Olympique Marsiglia, con la quale divenne uno dei trequartisti più promettenti del nuovo millennio. Dopo la Ligue 1 bussò alla sua porta la Premier League, lì starà per 8 anni tra Arsenal e Manchester City realizzando 36 gol in 215 gare disputate nel campionato inglese. Subito dopo, il centrocampista algerino, corteggiato dal Siviglia e soprattutto dall'allenatore Jorge Sampaoli, decide di trasferirsi in terra spagnola. Da quel momento, il  declino e l’allontanamento dai top club.

Ciò nonostante, il rapporto con il tecnico argentino è sempre stato idilliaco. Il classe '86, ora fantasista dell’Anderlecht, infatti, in una diretta Instagram è tornato a parlare del suo legame con Sampaoli, svelando di essere sempre stato trattato come un 'principe'

“Al Siviglia Sampaoli mi trattava come un principe.Vuoi bere? Vuoi andare in discoteca? Non ti preoccupare di nulla, qui puoi fare ciò che vuoi’. Così mi convinse a venire a Siviglia, mi voleva ad ogni costo, diceva che tutto mi sarebbe stato concesso e che a coprirmi con il club ci avrebbe pensato lui. Gli importava soltanto che, la domenica, in campo dessi sempre il meglio di me. Era un amico, non un allenatore. Ed era pazzo: faceva dei discorsi nello spogliatoio... mi veniva la pelle d'oca. E non conoscevo neppure lo spagnolo! Con lui sembrava tutto più semplice, quell'anno avevamo una squadra fortissima. Io, Jovetic, Nzonzi, Mariano, Rami, Vitolo... eravamo tra i migliori in Europa. E per un certo periodo, in Liga, non avevamo nulla da invidiare a Barcellona e Real Madrid”, si legge nelle parole riportate dal quotidiano spagnolo 'Marca'.