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Colombia, Higuita rivela: “Pablo Escobar era un mio amico, non sono mai stato un narcotrafficante”

L'ex portiere della Colombia non ha mai nascosto l'amicizia con il trafficante di droga, un legame che lo condusse però alla prigione per alcuni mesi

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Renè Higuita e leggenda un binomio che, soprattutto in Colombia, si univa di frequente.

L'ex estremo difensore della Nazionale e dell'Atletico Nacional è ricordato dai più per i suoi gesti inconsueti, da qui infatti anche il soprannome 'El Loco'. Higuita nel corso della propria carriera si è fatto notare per le sue uscite folli al limite dell'area che non terminavano però lì, infatti non appena riusciva ad anticipare l'attaccante di turno si proiettava spesso verso il centrocampo con la palla al piede. In molti ricorderanno che non gli andò sempre bene e durante i Mondiali del 1990, infatti, fu beffato dall'eterno Roger Milla (attaccante del Camerun) che gli rubò palla e dopo essersi involato verso la porta vuota depositò la rete del vantaggio. A renderlo ancor più famoso fu senza dubbio la parata del secolo ossia la celeberrima mossa dello 'Scorpione' che mise in atto durante una gara amichevole contro l'Inghilterra.

La sua vita è stata però tormentata a causa dell'amicizia che lo legava a Pablo Escobar Gaviria, un rapporto che negli anni '90 lo ha anche costretto a scontare qualche mese di prigione. Proprio sul legame con il noto trafficante di droga, nel corso di un'intervista concessa a Fox Sports Argentina, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni.

"Un giorno lo andai a visitare nel carcere di La Catedral e questo mi segnò agli occhi dell’opinione pubblica. Escobar è stato anche un membro del Congresso, ma quando iniziarono i guai con la polizia finirono in mezzo anche i suoi amici. Mi arrestarono con l’accusa di aver fatto da mediatore durante un rapimento avvenuto poco prima ma, dopo otto giorni, mi dissero che non mi avrebbero incriminato se gli avessi consegnato Pablo. Io risposi che non sapevo nulla e che, anche se avessi saputo, non avrei detto nulla. Era compito delle autorità, non mio. Io ero grato a Escobar perché, quando ero un bambino, aveva illuminato i campi da calcio quando nessun altro lo aveva fatto. Come potevo non ringraziarlo? Io sono stato amico di Pablo, ma questo non vuol dire che sia un narcotrafficante. Quando si è famosi basta un episodio e si dà subito un’interpretazione alle cose: fai la foto con un politico e sei anche tu un politico, la fai con un narcotrafficante e vieni associato ai narcos. Io sono stato un calciatore ed è quello che più mi riempie di orgoglio. A qualcuno piacerà, ad altri meno. Alla fine lo capirono anche le autorità che ero innocente e mi lasciarono andare. Il primo giorno che sono entrato in prigione mi dicevo «domani esco» e così è stato ogni giorno durante i 9 mesi passati dietro le sbarre. Ma mi hanno sempre trattato bene perché lo sapevano tutti che ero innocente".

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