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Boateng ricorda gli episodi razzisti ricevuti: “Il calcio non fa molto. Prima ero un codardo, quando abbandonai il campo contro la Pro Patria…”

Il centrocampista del Besiktas affronta il delicato tema legato al razzismo dentro e fuori gli stadi

Mediagol93

Kevin Prince Boateng e il razzismo.

L'uccisione di George Floyd ha riaperto una ferita mai realmente guarita negli USA: quella relativa al razzismo. Un fenomeno fortemente presente non solo negli States che portato ad una forte mobilitazione da parte di gente comune e personaggi noti del mondo dello spettacolo e dello sport, unitesi con lo scopo di combattere questa piaga. A soffermarsi sullo spinoso argomento anche il centrocampista tedesco naturalizzato ghanese - oggi in forza al Besiktas, Kevin Prince Boateng, focalizzatosi sulla sua esperienza e su come il mondo del calcio ha finora combattuto il fenomeno legato al razzismo.

Cosa fa il calcio in generale? Non molto, una pubblicità in tv o uno striscione quando le squadre escono sul campo - ha detto l'ex Milan ai microfoni di Sky Sports - Capisco che non è una posizione comoda per un calciatore, molti pensano che se dicono qualcosa o condividono la cosa sbagliata, perderanno un contratto o uno sponsor. Eppure non dici niente di male quando cerchi di aiutare la razza umana”.

Boateng ha poi ricordato un particolare episodio verificatosi il 3 gennaio 2013, quando, durante un’amichevole tra il Milan e la Pro Patria, abbandonò il campo a causa dei cori razzisti: “E' stato il momento in cui ho deciso che era troppo – ricorda -mi sentivo triste e arrabbiato, volevo mostrare al mondo che non avrei mai più lasciato che me lo facessero. Quando ero più giovane ho cercato di ignorare il razzismo  le persone che mi conoscono mi dicono che ho pianto, sono andato a casa e non ho detto più nulla. Ero un codardo, non ero abbastanza forte. Ora non sono più un codardo”.

Boateng ricorda poi i tanti altri insulti ricevuti durante la sua carriera: “Mi hanno fatto il gesto della scimmia. Mi hanno detto che per ogni gol che avrei segnato mi avrebbero tirato una banana. E poi ‘ti metteremo in una scatola e ti riporteremo nel tuo paese’, ‘negro’, mi hanno gettato acqua e mi hanno detto che mi avrebbero pulito perché ero sporco”.