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Massimo Maccarone, lettera d’addio a Empoli: “In società c’è chi non sopporta pressioni”

Massimo Maccarone, lettera d’addio a Empoli: “In società c’è chi non sopporta pressioni”

"In questi 5 anni abbiamo gioito e sofferto insieme, dalla salvezza in B al mio ritorno, passando per le fantastiche annate in A fino, purtroppo, alla debacle del 28 Maggio a Palermo". La lettera d'addio di Big Mac.

Mediagol40

Massimo Maccarone lascia Empoli e l'Empoli. Lo fa un mese dopo una retrocessione che per i toscani è stata come una doccia gelata: nella lettera d'addio di Big Mac non manca una frecciatina nei confronti della società.

"So che molti non comprendevano il mio silenzio, ma era l’ultimo atto di obbedienza e fedeltà che mi sentivo di dimostrare a questa società alla quale mi legava un contratto fino al 30 Giugno. Grazie a chi mi ha sempre sostenuto e dimostrato il suo affetto soprattutto nei momenti difficili, affetto che ho cercato di ricambiare mettendo tutto me stesso in campo con passione amore e dedizione", scrive Maccarone. "Più di 100 reti non bastano a raccontare le emozioni e i ricordi indelebili che ho vissuto con questa maglia. Ho trascorso gran parte della mia carriera a difendere questi colori che oramai sento e ho stampati sulla pelle e avrei continuato a farlo anche a fine carriera dando il mio contributo per la crescita dei giovani. Posso assicurarvi che su ogni campo e con tutto me stesso ho sempre lottato cercando di meritarmi quell’affetto e quell’amore che quotidianamente mi circondavano e che sentivo vibrare sugli spalti e tra le strade di questa città. Empoli! La mia città di adozione, in cui sono cresciuto come calciatore e come uomo, e dove ho scelto soprattutto di edificare la mia casa, dove ho messo su famiglia e posto le basi per il mio futuro".

Poi prosegue: "Sono fiero della scelta fatta cinque anni fa, quando nel 2012 scelsi Empoli tra le offerte che avevo sul piatto. Fu una scelta non senza difficoltà e contro il volere di chi curava i miei interessi; dissi “si” a quella società che aveva riposto fiducia in me da giovane permettendomi di diventare quello che sono e verso la quale mi sentivo debitore, facendo prevalere gli ideali dell’uomo agli interessi del calciatore. Quegli ideali che mio padre mi ha inculcato dal primo giorno lungo il tragitto che mi portava al campo di calcio per inseguire il mio sogno. Ricordo - aggiunge - ogni suo sacrificio tra mille difficoltà, e questo mi dava grinta e determinazione e mi faceva sentire in dovere di ripagare quegli sforzi mettendo tutto me stesso in quello che facevo: giocare a calcio".

"In questi 5 anni abbiamo gioito e sofferto insieme, dalla salvezza in B al mio ritorno, passando per le fantastiche annate in A fino, purtroppo, alla debacle del 28 Maggio a Palermo - ricorda Big Mac -. Nel calcio si vince e si perde insieme, ma io sono il capitano e come un “capo” deve fare, mi assumo le responsabilità di quest’annata iniziata male e finita peggio. Un stagione anomala, in cui alle difficoltà si è aggiunta anche un po’ di sfortuna, come quella avuta sotto porta nell’ultimo match e che in qualche modo ha rappresentato uno switch per la mia vita. Bastano pochi secondi, il tempo di un’azione, un’errore di valutazione, o semplicemente un errore come ne capitano tanti in una partita, ma che in alcune situazioni diventano fatali e pesano come macigni. Da quel punto in poi, nel mio silenzio, ho letto e sentito di tutto sul mio conto. Il tempo di un’azione e da beniamino diventi “il traditore”, un problema da risolvere e da eliminare. Il tempo di un episodio e ti ritrovi ad affrontare un futuro diverso da quello che avevi programmato, a partire da questa lettera che oltre a non essere in preventivo, non è proprio nel mio stile".

"Allora - scrive nella parte finale della lettera - prendendo atto di questa situazione e al termine della mia avventura in azzurro voglio aggiungere che in cima alle mie priorità c’è sempre stato il bene dell’ Empoli. E posso assicurarvi che non farei nulla per comprometterlo anche oggi che non ne faccio più parte. Ed è per questo che ho accettato il percorso di rifondazione intrapreso della società per il bene dell’Empoli. A mio avviso ancora più efficace sarebbe stato se questo fosse partito dalla dirigenza anziché dal campo (con tante persone dello staff mandare a casa), epurandola di quelle figure non in grado di sopportare le responsabilità e le pressioni che un grande club come l’Empoli ha, soprattutto nei momenti difficili. Fra i valori che mi ha insegnato mio padre il primo è sicuramente il rispetto, così presente sulla bocca di tutti e nel cuore di pochi. Detto questo, ringrazio tutti i tifosi che mi sono sempre stati vicini e continueranno a farlo in futuro. Chiedo scusa a tutti quelli che ho deluso e che oggi mi puntano il dito. Qui lascio tutti gli amici, gli anni e i ricordi più belli della mia carriera. Porterò nel cuore Empoli e la sua tifoseria ovunque andrò. Avrei voluto abbracciarvi uno ad uno per ringraziarvi e per avermi fatto sentire sempre a casa, per avermi fatto sentire come uno dei vostri e avrei voluto festeggiare la mia ultima al Castellani con tutti voi, magari con in mano una pinta di birra come a Bologna.