"Per la prima volta la Carrarese si gioca la possibilità di andare in Serie B, si presenta la storia e i carrarini sosteranno la squadra perché andranno in 2000 a Vicenza. Domenica servirebbe uno stadio da 20 mila posti, ma la magia del calcio è questa". Lo ha detto Silvio Baldini, intervistato ai microfoni di "TMW Radio" in vista della finale d'andata dei playoff di Serie C, che si giocherà questa sera al 'Menti' tra Vicenza e Carrarese.
EX PALERMO
Silvio Baldini: “Carrarese? Ecco perché parlavo di A. I sogni non hanno limiti”
LA FINALE -"In questo momento anche chi non segue il calcio è orgoglioso di quanto sta facendo la Carrarese e la città segue la squadra. Io non voglio salire sul carro dei vincitori, ma i miei figli sono carrarini e stanno già pensando a come festeggiare. Non credo alla scaramanzia, e non vado alla stadio proprio per evitare di vedere gli scaramantici che hanno gufato me, ma il popolo carrarino deve vivere questa sfida come se l’avessero già vinta. Ho molti amici carrarini ed è normale che mi sia sentito coinvolto in questa avventura e in questo sogno di portare la Carrarese non solo in Serie B, ma addirittura in Serie A. E parlai subito di Serie A: se devo esprimere un desiderio voglio ottenere il massimo, non bisogna pensare in piccolo. Se non si capisce che la mia esagerazione è legata al fatto che i sogni non hanno limiti, io non posso farci nulla. Non esistono i realisti, esistono i gufi. Se compro un biglietto della lotteria devo sognare il primo premio, ed è così che funziona anche nel calcio. La Carrarese deve pensare di essere la squadra più forte e che vincerà. Non deve avere paura che il sogno non si realizzi. Deve godersi con serenità questo momento. Se una città ti segue vuol dire che la società e i giocatori hanno fatto un qualcosa di straordinario. Come diceva Nereo Rocco, le finali non si devono giocare, si devono vincere".
SUL CROTONE -"Quell'avventura lì mi ha fatto rimanere male, è un bella società, ci sono le strutture, non manca nulla per fare calcio. Quando mi sono presentato ho detto subito che avrei lavorato in un certo modo, dovevamo preparare i playoff, ma ad un certo punto si sono presentati Cuomo e Loiacono, capitano e vicecapitano, dicendomi che non riuscivano a seguirmi, che erano stanchi, e a quel punto ho fatto un passo indietro. Stavo dando tutto me stesso. Basti pensare che non sono andato a vivere in albergo ma vivevo in una cameretta adiacente ai campi, perché questa per me era una missione, non un lavoro".
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