Quattro presenze senza lasciare particolare traccia di sé.
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Juventus, Elia e quel flop in bianconero: “Io e Conte? Ecco la verità. Buffon top, Del Piero, Pirlo e gli scherzi…”
Eljero Elia, ex meteora juventina, racconta la sua esperienza alla corte di Conte
Eljero Elia, esterno offensivo olandese, originario del Suriname, è riuscito nell'impresa di vincere uno scudetto con la Juventus di Antonio Conte pur passando alla storia come una vera e propria meteora calcistica del club bianconero. Stagione 2011-2012, Elia approda in Italia dalla Bundesliga e la società piemontese pagò il suo cartellino ben nove milioni di euro più uno di bonus. Una cifra importante, almeno pari alle notevoli aspettative che i dirigenti bianconeri dell'epoca nutrivano nei suoi confronti. Il riscontro del campo purtroppo non fu confortante e dopo l'esordio nella trasferta di Catania l'olandese finì presto nel dimenticatoio, non riuscendo mai a convincere del tutto Antonio Conte che non concedette all'ex Amburgo altre significative chance per farlo ricredere. Elia giunse in Serie A molto giovane e non ebbe probabilmente il raziocinio e la pazienza di attendere con calma il suo momento dopo una fisiologica stagione all'insegna dell'apprendistato. L'ex calciatore della Juventus ha rivisitato i contorni di quell'esperienza professionale nel corso di un'intervista concessa alla redazione di Gianluca Di Marzio.com.
“Arrivai a Torino troppo presto, volevo giocare ogni minuto. Avevo 24 anni ed ero impaziente, ma non è stata un’esperienza negativa. I tifosi, gli italiani, il club. Tutto fantastico. Seguo sempre la Juve e ho ancora rapporti con chi è rimasto nel club. Buffon? Il portiere più forte con cui abbia mai giocato, ancora decisivo a 42 anni. Vedo le parate che fa e mi chiedo come faccia. È stato un onore giocare con lui, un signore. Nello spogliatoio ero seduto tra Del Piero e Pirlo, si prendevano cura di me… ma quanti scherzi! Una volta Andrea svuotò l’intero barattolo di sale sul mio piatto di pasta. Dopo una settimana provai a farglielo io, ma mi rincorse per tutta Vinovo. Conte? Non è vero che non ci parlavamo, avevamo un buon rapporto. Chiaro, volevo giocare sempre ed ero deluso di restare in panchina, ma non ero pronto. Siamo due vincenti, lo rispetto. È un brillante allenatore. Nel 2010 avevo giocato la finale del Mondiale persa contro la Spagna, ma in confronto a Chiellini, Lichtsteiner, Vidal, Pirlo e Del Piero ero un novellino. Dovevo imparare. Quando sei giovane vuoi solo giocare e non capisci, ti arrabbi, tieni il muso, ma dopo 8 anni posso dire che la Juve ha arricchito la mia vita. Torino è stato il punto di partenza, infatti poi al Feyenoord ho vinto da protagonista. Poi conosciuto l’Italia e imparato la lingua. Il mio modo di giocare si adatta bene a quello usato in Serie A. Velocità, forza fisica, dribbling, estro. Cerco un club che ami attaccare, ma posso fare bene anche in contropiede. Ci spero. Voglio tornare in Serie A e far vedere a tutti chi sono".
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