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l'intervista

FIGC, Gravina lancia l’allarme: “Calcio italiano perde 1 milione al giorno dal 2010”

Gravina
Le parole del numero uno della FIGC, Gabriele Gravina

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Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, intervenuto a Sky Sport 24, ha presentato la 12esima edizione del ReportCalcio: il documento sviluppato dal Centro Studi Figc in collaborazione con Arel (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia (PricewaterhouseCoopers). Il numero uno della FIGC si è soffermato in particolare sulla situazione economico-finanziaria legata al calcio e ai club.

"I dati del nostro Report Calcio sono impietosi come sempre, ispirati ad una attenta analisi del nostro ufficio federale, magistralmente coordinato da Niccolò Donna. I dati oggi diventano una sorta di monito per quello che è successo durante la pandemia. Siamo passati da un momento di grande criticità per l’indebitamento, in 12 anni abbiamo messo insieme un rosso aggregato di 4,1 miliardi di euro: abbiamo perso un milione di euro al giorno, tutto questo la dice lunga". 

"Il 79% delle nostre società ha chiuso in perdita. Negli ultimi 12 anni il nostro mondo praticamente ha raddoppiato il debito, passando da 2,4 a 4,7 miliardi, ma quello che colpisce: nonostante la perdita crescente nel mondo del calcio, il costo del lavoro è aumentato in maniera spropositata rispetto ai ricavi, oggi impatta sui ricavi per il 66% in condizioni normali, purtroppo diventa il 92% al netto delle plusvalenze".

Sull'impatto del Covid sul calcio: "Il Covid ha esacerbato queste difficoltà, due dati su tutti sono molto chiari: la perdita è passata da 412 milioni a 1,3 miliardi, l’indebitamento complessivo è passato da 4,8 a 5,4 miliardi. Serve una rivoluzione culturale nel mettere sotto controllo i costi. I ricavi sono fondamentali, con un danno da 300/400 milioni di euro, ma l’indebitamento complessivo è legato a un incremento del costo del lavoro. Serve una rivisitazione generale, la abbiamo proposta con il tema dell’indice di liquidità. Bisogna risolvere questo problema: serve far aumentare i ricavi ma è una legge di mercato incerta, qualcosa che dipende dalla nostra disponibilità nel mettere sotto controllo l’equilibrio gestionale è il controllo dei costi. Ci stiamo lavorando, ci sono proposte con un confronto serrato. Il mio auspicio è portare entro il 28 luglio una nuova riforma delle Licenze Nazionali su piano triennale". 

"C’è una sorta di miopia nel non voler prendere coscienza di un insieme di azioni che bisogna porre in essere per rivoluzionare la politica di gestione delle nostre società. Si fa confusione con l’indebitamento e la vera difficoltà di oggi, ovverosia la mancanza di liquidità. Il debito non porta al fallimento, ma la mancanza di liquidità sì. Rinviare il tema della mancanza di liquidità a una data futura porta a conseguenze gravi, è l’anticamera di una prefallibilità. Stiamo cercando di traslare le nuove norme in linea con il FPF: la solvibilità, la politica della sostenibilità finanziaria e la politica del contenimento dei costi. Indice di liquidità? 0,6 è minimo indispensabile, ma faremo di tutto perché gli altri indicatori siano più stringenti. Un sistema come il sistema calcio ha un impatto rilevante nell’economia del nostro Paese, sono anche altrettanto convinto che il mondo del calcio sano diventa anche un mondo economico credibile e diventa competitivo nel confronto con altre realtà. Dobbiamo prendere coscienza con gradualità, applicando anche gli indicatori che devono essere elementi identici per tutto il mondo professionistico, basta con le differenziazioni. Devono essere identiche per Serie A, Serie B e Lega Pro, è un passaggio storico su cui stiamo lavorando". 

Infine, una battuta sul tema giovani: «E’ un tema complesso, il talento c’è e lo dimostra lo stage fatto dal nostro Ct Mancini, con 54 ragazzi che sono 54 ragazzi che possono tranquillamente militare in Serie A ma giocano pochissimo. Manca l’opportunità per diventare campioni. Se portiamo avanti una politica del risultato sportivo a breve, è evidente che bruciamo le nostre risorse future. È evidente che c’è dispersione del talento, non c’è pazienza e non si crede nei giovani».

 

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