Delio Rossi dice la sua sul futuro dei campionati.
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Delio Rossi: “Troppi interessi in ballo, ma il campionato va finito. Calcio a porte chiuse? E’ un altro tipo di sport”
Le parole dell'ex allenatore, Delio Rossi, sul futuro della Serie A e sull'emergenza Coronavirus
L'ipotesi relativa al ritorno in campo delle squadre fa dibattere i club di Serie A. Se da un lato c'è chi chiede a gran voce la ripresa dei campionati per decretare i verdetti della stagione 2019/20, dall'altro c'è chi è deciso a garantire la saluta dei propri dirigenti e tesserati. Tra i tanti personaggi del mondo del calcio ad essersi schierati, prendendo una posizione netta nei confronti della spinosa questione, anche l'ex allenatore - tra le altre - di Palermo e Fiorentina Delio Rossi.
"Il campionato è iniziato e va finito- ha dichiarato categorico l'allenatore ai microfoni di "Tuttomercatoweb" - Potrà accadere tra un mese, due o tre. Ma va finito. Non si possono certo cambiare le carte in tavola. Un’idea potrebbe essere quella di giocare, il prossimo anno, un mini torneo come in Argentina. Ci sono troppi interessi in ballo. Tutti vogliono cominciare per un discorso economico non certo perché gli interessa il gioco del calcio. E comunque questa situazione magari sarà un’occasione per ristrutturare i campionati. Non ha senso avere sessanta squadre in C, venti in B e venti in A che non riescono ad andare avanti".
L'ex tecnico del Palermo si è poi espresso sul tema relativo agli stipendi: "Nel calcio ci sono i contratti e sono sempre individuali non collettivi. Non può esserci una norma che riduca lo stipendio a tutti. Bisognerebbe fare delle distinzioni, la A e parzialmente la B possono anche rinunciare a dei soldi. Ma in C c’è gente che guadagna 1500 euro. Non è una situazione facile. Poi conosco abbastanza i calciatori: non accetteranno mai di ridursi lo stipendio per lasciare i soldi alle società. Discorso diverso per destinare i soldi alla solidarietà. E poi se togli il 20% a Ronaldo è un discorso, un altro ad un ragazzo che si affaccia alla Serie A. E poi che colpa hanno i calciatori? Non ci sarà una soluzione univoca che vale per tutti".
Chiosa finale sull'ipotesi porte chiuse: "Non sembrava calcio neanche prima, perché giocare a porte chiuse è un altro tipo di sport. Il pubblico è fondamentale. Un calcio chiuso e televisivo è altro. Bisognerà trovare una soluzione per gestire l’emergenza, curare gli aspetti sanitari per tutto l’indotto e non solo per i calciatori. Penso a magazzinieri, giornalisti, steward. Abbiamo superato le guerre supereremo anche questa. Ma servirà ricominciare con tutte le sicurezze del caso".
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