Parola a Massimiliano Allegri.
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Allegri: “Tutto sul mio futuro, si torni a lavorare nei settori giovanili. Dybala? Quando arrivò dal Palermo…”
Massimiliano Allegri rompe il silenzio e torna a parlare: le sue dichiarazioni
Diversi sono stati i temi trattati dall'allenatore originario di Livorno, ospite di Sky Calcio Club: dal suo futuro, all'addio alla Juventus, l'ultima squadra che il tecnico ha guidato. Ma non solo... "Chi mi ha chiamato? Posso dire questo, che il Real mi ha cercato ma dissi di no perché già avevo dato la mia parola alla Juve. Non so ancora niente del mio futuro, adesso sto guardando delle partite e mi immedesimo nella testa degli allenatori immaginando che sostituzioni fare per esempio. Ormai giugno sta arrivando e voglio tornare. Spagna, Inghilterra, tutte hanno grande fascino, ma magari anche l'Italia, perché no", sono state le sue parole.
DYBALA - "Dybala? Gli ho detto le stesse cose che dicevano a me ai tempi del Pescara: 'Vedi di arretrare che tu non puoi giocare così avanti'. Al Palermo, Paulo giocava centravanti ma con un Palermo che giocava a 50 metri dalla porta. Gli ho detto: 'Se vieni alla Juventus, dato che giochiamo dentro l’area, tu farai fatica'. Dybala ti può fare tanti gol, e chi fa gol è un giocatore determinante, sempre. Alla Juventus è mancato tanto quest’anno".
ALLENATORI -"Non c’è una verità assoluta nel calcio ma ci vuole equilibrio. Io non credo che si debba buttare quello che gli allenatori vecchio stile ci hanno insegnato, come non c’è da buttare il nuovo. C’è bisogno di mettere più al centro il giocatore e lavorarci. Così come tornare a lavorare nei settori giovanili, nella tecnica e tattica individuale. Mi sembra che oggi i giocatori siano diventati uno strumento per gli allenatori per dimostrare che sono bravi. Gli allenatori bravi sono quelli che vincono e creano valore. Il calcio è fatto da gesti tecnici all’interno di un’organizzazione, bisogna tornare all’abc del calcio. Fare l’allenatore è molto difficile. La domenica è tutta un’altra roba perché c'è la gestione dell’imprevisto, non rientra né nella tecnica e né nella tattica. Non c’è scritto sui libri come si fa l’allenatore. L’allenatore vive di sensazioni".
L'ADDIO ALLA JUVE -"Era naturale dividersi. C’è stata una diversità di vedute, eravamo anche d’accordo quasi su tutto ma alla fine la scelta è stata del presidente e con lui sono in ottimi rapporti. Quei cinque anni sono irripetibili, erano state fatte delle scelte di mercato importanti, i giovani sono cresciuti. Credo sia difficile trasmettere ai giocatori le stesse cose dopo 5 anni e credo che questo sia stato uno dei motivi per cui abbiano deciso di cambiarmi. L’ultimo anno avevamo vinto il campionato in 30 partite poi siamo scemati un po’ ed è scemato anche quel rapporto. Se tornerei alla Juve? Non lo so, non si può dire".
IL MOMENTO DEI BIANCONERI - "Hanno fatto una buona squadra, sono in finale di Coppa Italia, stanno lottando per un posto Champions, hanno vinto la Supercoppa, poi la Champions è un’incognita. Gli acquisti che hanno fatto sono buoni, Chiesa è un ottimo giocatore, lo stesso Morata ma il centrocampo è stato cambiato in blocco, nel cambio generazionale cambiano anche le caratteristiche dei giocatori. Devi andare a ricostruire un’anima di una squadra. Ci vuole calma, bisogna trovare i giocatori con caratteristiche che si completano, tutti sono passati da momenti belli a momenti più difficili. Se vincesse la Coppa Italia e entrasse in Champions comunque sarebbe una stagione buona. Forse poteva stare più vicina all’Inter ma poi bisogna valutare tante cose".
INTER -"L’Inter dopo essere uscita dalle coppe ha potuto lavorare bene e fare crescere giocatori come Barella e Bastoni e quindi per me vale un quarto o una semifinale di Champions. La Juve ha cambiato tanto, l’Inter già dallo scorso anno con Conte sta facendo un ottimo lavoro e l’anno prossimo può fare una grande Champions", ha concluso Allegri.
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