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LE DICHIARAZIONI

Salernitana, Sabatini e il sogno Cavani: “Lo portai a Palermo? Non illudo i tifosi”

Sabatini

Le dichiarazioni rilasciate da Walter Sabatini, direttore sportivo della Salernitana, dopo la storica salvezza conquistata

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"Ormai aspiro solo l’elettronica. Non posso vivere senza l’idea del fumo, sono un uomo debole, sopraffatto dai miei vizi". Inizia così la lunga intervista rilasciata da Walter Sabatini ai microfoni de "La Repubblica". Dirigente dotato di competenze trasversali e di una sensibilità calcistica sopraffina, capace di subodorare e captare il gene del talento prima e meglio di tanti omologhi ed illustri colleghi, il direttore sportivo della Salernitana è reduce da una storica salvezza, quella conquistata dagli uomini di Davide Nicola in occasione dell'ultima giornata del campionato di Serie A. Ed ora il sogno Cavani... "Io portai Cavani al Palermo? Non voglio illudere i tifosi di Salerno: Cavani è inavvicinabile, ha un prezzo troppo alto per la Salernitana. Ribery ha il rinnovo automatico e vuole giocare", le sue parole.

LA PAURA -"Se mi era mai successo di avere così tanta paura? No, mai. È stata la prima volta. Come correre in F1, un impegno, anzi una derapata per le mie sinapsi. Sono arrivato a Salerno a gennaio con la squadra penultima a 8 punti, tutti mi sconsigliavano di andarci e per questo ci sono andato. Quel sentimento della paura mi teneva vivo, non avevo mai provato il terrore dell’arbitro che fischia la fine e sei retrocesso. Forse avevo patito nella Lazio di Delio Rossi, ma lì avevamo un po’ più di margine. Questa è stata una rincorsa da cuori selvaggi, tanto che ora leggo libri improbabili, ho bisogno di distendermi, di stare tra amici, di affetto per le mie coronarie. È un momento in cui voglio tenermi lontano dalle tensioni. Resto a Salerno perché mi amano di un amore folle e io ne ho bisogno. Funziona per la mia psiche. La gente mi vede, frena, parcheggia la macchina, mi saluta, mi incita, senza essere invadente. Resterà anche Davide Nicola, ci sarà da trattare un adeguamento di stipendio. Scremerò 7-8 giocatori, conosco già la tipologia che preferisce. E puntiamo a fare un campionato più tranquillo, con meno batticuore: quando sono arrivato ci davano al 93% retrocessi, io mi sono tenuto il 7% di salvezza e me lo sono giocato con la squadra".

L'ULTIMA GARA - "Da dove ho visto l’ultima partita? Da un box dove mi ero portato uno schermo per seguire la partita del Cagliari. Sapevo che per noi era dura, in più senza Ederson, e che tutto sarebbe dipeso dall’incontro di Venezia. Anche Nicola avvertiva e sentiva troppa tensione tanto che prima della partita aveva organizzato una cena tranquilla, senza alcolici, con le famiglie dei giocatori, con i loro bambini, e con un piccolo parco giochi. L’ho visto commosso quando sono state lanciate in cielo delle lanterne, credo che lui emotivamente in quel momento pensasse e fosse in contatto con il suo ragazzo di 14 anni, perso nel 2014 per un incidente stradale. Nicola è uno che studia, che prepara i suoi discorsi, ha un rapporto di solidarietà fisica con i suoi giocatori, lasciamo stare quando mimò il lancio della scarpa. Ha ereditato in corsa una squadra con solo 3 successi in 23 partite. È riuscito a raddoppiare le vittorie nelle ultime otto giornate battendo Samp, Udinese e Fiorentina. Non era mai capitato in A che la Salernitana ne vincesse tre di seguito".

NICOLA E LE SCELTE -"Come mi ha convinto Nicola? Quando al primo allenamento l’ho sentito incitare un giocatore a marcare l’avversario. Gli ha urlato: rincorrilo con felicità. Non mi era mai capitato. È stato un segnale, a volte non vedi la strategia, ma un particolare. Il messaggio era: questo è il nostro mestiere, ma lo possiamo fare con leggerezza. Per me è stata l’anticipazione di qualcosa. A Roma ho visto molti ragazzi in giro con la maglia della Salernitana, forse per simpatia, siamo la piccola squadra, senza idoli e senza stelle, che si salva con testardaggine e fortuna. Ho smontato e rimontato la squadra con 11 acquisti? Di cui 7 titolari. Avrei voluto riprendere anche Edoardo Iannoni, 21 anni, centrocampista, in prestito all’Ancona, ma non ce lo hanno ridato. Nella prossima stagione però giocherà con noi. Non ci siamo salvati con delle figure mitologiche, ma con Fazio, Perotti, Radovanovic, Sepe, Bohinen, Verdi. Con altri così. Con adulti che fanno gli adulti, con qualità morali, senza eccessi, senza mano di Dio, ma con un’attività consistente. Bohinen è del ’99, potrebbe essere il futuro di una grande squadra. Io sono qui non per gestire una fase del campionato, ma per portare a casa un patrimonio", ha concluso Sabatini.

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