Parla Eusebio Di Francesco.
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Roma, Di Francesco: “Scudetto? Vogliamo esserci anche noi, cessione Nainggolan scelta condivisa. Pastore…”
L'intervista all'allenatore della Roma, Eusebio Di Francesco
L'attuale tecnico della Roma è stato intervistato ai microfoni de Il Centro. Ecco un estratto delle sue dichiarazioni su diversi temi riguardanti il mondo giallorosso ma non solo:
Di Francesco, riparte dal terzo posto in classifica, dalla semifinale di Champions e, soprattutto, dopo aver riconquistato il pubblico giallorosso.
"Mi fa piacere, anzi sono orgoglioso di andare in giro e di ricevere i ringraziamenti della gente. Significa aver riportato entusiasmo e senso di appartenenza. Che devono essere un punto di ripartenza. Vogliamo fare meglio, anche se sappiamo che ci sono anche gli avversari. Si può migliorare attraverso gli atteggiamenti, il lavoro e la mentalità".
La lotta scudetto?
"Vogliamo esserci anche noi, vogliamo essere ancora più protagonisti e infastidire chi ci ha preceduto in classifica. Nella Juventus c’è un lavoro di squadra. Un po' quello che predico io alla Roma: bisogna badare al noi più che all'io".
È soddisfatto del mercato della Roma?
"Non è ancora terminato, anche se va detto che il nostro ds Monchi si è portato avanti con il lavoro. Si è mosso con velocità. Forse, occorrerà sfoltire la rosa, stiamo facendo delle valutazioni e altre ne faremo durante il ritiro per prendere altre decisioni".
Nainggolan all'Inter.
"È stata fatta una scelta condivisa. Con Radja ho un ottimo rapporto, ci siamo sentiti anche di recente. Gli faccio i migliori auguri a livello personale".
Alla Roma è arrivato, tra gli altri, Javier Pastore.
"È uno dei pochi nuovi con cui ho parlato e mi ha regalato sensazioni positive. Viene per fare la mezzala, ma la sua duttilità è importante anche per apportare varianti tattiche alla squadra. Ha delle caratteristiche che prima non c'erano nel nostro organico. Qualità e fantasia destinate ad accrescere la nostra forza penetrativa, specialmente contro quelle squadre che si chiudono".
La partita più bella della passata stagione?
"Quella con il Barça ha regalato grandi emozioni. Ma penso anche all'importanza della vittoria di Napoli o, sul piano estetico e tattico, alla sfida di Londra di Champions contro il Chelsea".
Il primo anno a Roma non è stato tutto rose e fiori.
"Sono andato sempre avanti per la mia strada e, soprattutto, nell'interesse supremo della Roma. Al di sopra di tutto. Certo, ci sono delle pressioni a Roma. Io, per quello che mi è possibile, cerco di staccare. Di leggere i giornali, di vedere le televisioni e di ascoltare le radio il meno possibile, nel bene e nel male. Ma anche rispettando il lavoro di chi sta dall'altra parte della barricata".
Ritiro a Trigoria, una novità.
"Abbiamo un'organizzazione e delle strutture all'interno del centro sportivo che fanno paura. Ci sono stati tanti cambiamenti, la società ha rinnovato e rinfrescato camere e strutture. Senza contare i campi di allenamento. E poi ci sarà la trasferta negli States".
È stata dura conquistare la gestione dello spogliatoio Roma?
"Non più di tanto. Si parte dalle regole. Che sono fondamentali in un gruppo. Ma le regole se le danno tutti, il difficile è farle rispettare per rendersi credibile agli occhi degli interlocutori. Poi, viene il discorso tecnico e tattico. Non è più come un tempo che l’allenatore ordinava di fare un esercizio e tu lo facevi. Ora il calciatore ti chiede conto di quello che fa e perché lo fa. Per ottenere dei risultati devi partire da queste basi".
Chi l'ha impressionata di più nel Mondiale?
"Forsberg della Svezia, Milenkovic della Croazia e Willian del Brasile".
In prospettiva pensa alla Nazionale?
"No, penso alla Roma. Anche se guidare la Nazionale è un onore".
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