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Roma, Di Francesco: “La sfida con il Barcellona e il centrocampo delle meraviglie. Rimpiango solo una scelta”

L'ex tecnico della Roma ha raccontato gli anni trascorsi in giallorosso, compresa la magica sfida contro il Barcellona

Mediagol52

Il ricordo di Eusebio Di Francesco.

Dopo l'esperienza infelice sulla panchina della Sampdoria durata solo sette giornate di campionato (durante le quali i blucerchiati hanno raccolto soltanto tre punti), Eusebio Di Francesco non ha ancora trovato un nuovo progetto tattico da sposare, e per tale motivo attualmente si ritrova senza una squadra da allenare.

Diventato grande durante i suoi anni al Sassuolo, Di Francesco si è sempre distinto per un gioco prettamente offensivo, dedito alla filosofia del realizzare più gol degli avversari per ottenere la vittoria: una manovra rapida e ben costruita, estremamente concentrata sulla tattica ma al contempo attenta a valorizzare le qualità dei singoli giocatori. La sua idea di calcio è esplosa poi definitivamente con la Roma, dove il tecnico originario di Pescara riuscì nella storia impresa di trascinare i suoi uomini fino alla semifinale di Champions League. Una rosa che funzionava alla perfezione, con un Edin Dzeko in straordinaria forma fisica e mentale sostenuto da un centrocampo incredibilmente solido e di qualità, tra i migliori in Europa quantomeno nel corso di quella stagione.

Daniele De Rossi, Radja Nainggolan e Kevin Strootman erano i tre trascinatori di quella squadra, tre giocatori che Di Francesco, durante un'intervista ai microfoni di Sky Sport, ha ricordato con grande ammirazione manifestando anche il suo rimorso per aver accettato di cedere 2/3 di quel magico centrocampo.

"Era un grande centrocampo, con grande qualità tecniche e mentali. Ero un po’ pentito di aver accettato di mandar via Nainggolan e Strootman. Mi è dispiaciuto. Loro dal punto di vista emotivo negli allenamenti erano importanti. Interagivano con gli altri per fare quello che chiedevo. Ne ho sentito la mancanza l’anno dopo alla Roma. Specialmente per gli atteggiamenti", ha affermato l'ex allenatore della Roma, il quale poi ha anche commentato l'attuale reparto dei giallorossi, colmo di giovani talenti eccezionali come Lorenzo Pellegrini e Nicolò Zaniolo: "Ci sono tanti talenti. La Roma sta costruendo qualcosa di importante puntando anche su giovani italiani. Anche noi avevamo iniziato a lavorare così".

Impossibile poi non ricordare quella magica sfida contro il Barcellona giocata allo stadio Olimpico e valida per il ritorno dei quarti di finale della Champions League, quando la Roma riuscì a ribaltare il 2 a 0 subito all'andata grazie ai gol di Dzeko, De Rossi e Manolas: "Abbiamo trasmesso gioia che non si può spiegare. La partita nasce con un percorso per trasmettere idee, un’identità alla squadra. L’atteggiamento è trasmesso anche con tre giorni di allenamento. È fondamentale entrare nella testa dei calciatori, quello che non sono riuscito a fare alla Sampdoria. I ricordi sono bellissimi. Peccato per la semifinale, perché abbiamo giocato bene e avremmo meritato di più".

Di Francesco ha parlato anche della sua suggestione di allenare un club lontano dall'Italia, dando infine una descrizione puntuale del suo modo di pensare il calcio: "Esperienza all'estero? Ovviamente sì. Sono molto aperto in questo senso. Mi piacerebbe fare un’esperienza all’estero e la Premier è un campionato interessante. Un domani mi piacerebbe andarci. Quanto tempo serve per trasmettere la mia idea di calcio? Ogni gruppo ha una sua identità e deve essere l’allenatore bravo a calarsi nella mentalità della squadra. Per il mio modo di vedere calcio ho bisogno di calciatori con qualità. A determinati livelli in Europa, però, serve anche tanta fisicità. Posso dire 2-3 mesi. A Sassuolo ci sono riuscito con grande facilità da subito. A Roma ci ho messo un po’ di più, ma ero riuscito a dare una certa mentalità ai giocatori. Peccato non esser andati avanti, ma quando una società mi prende sa che deve mettermi a disposizione determinati giocatori".