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LE DICHIARAZIONI

Pastore: “Io, Palermo e Zamparini. Lui come un padre. Tornare in Italia? Magari…”

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Dal suo rapporto con Maurizio Zamparini all'addio alla Roma: le dichiarazioni rilasciate dall'ex fantasista del Palermo

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"Sei mesi fa credevo di essere esausto. Continuavo a sentirmi bloccato durante gli allenamenti, riflettevo su cosa fare dopo il ritiro. Ho lavorato sodo, non ho mollato, alla fine sono riuscito a migliorare ed esprimermi bene sul campo. Adesso sono al top: è bello rivedere il calcio giocato al centro della mia vita". Lo ha detto Javier Pastore, intervistato ai microfoni di Gazzetta.it. L'ex fantasista fra le altre di Palermo e Roma, che ha ricordato i suoi trascorsi nella Capitale, si è espresso in merito alla sua parentesi in Spagna, all'Elche. Ma non solo; il Flaco - infatti - è tornato a parlare della sua avventura in Sicilia e del suo rapporto con Maurizio Zamparini.

"È difficile da spiegare, per me si trattava davvero di un secondo padre. Già prima di portarmi in Italia si comportò come nessuno ha mai fatto nel calcio. Veniva in Argentina con Sabatini, implorandomi di prendere un caffè con loro e stare mezz’ora insieme. Scelsi Palermo perché da loro mi sentivo davvero apprezzato. Quando mi sono trasferito mi invitava a cena a casa, i suoi parenti mi regalavano dei portafortuna. Il lunedì invece andavo nel suo ufficio: voleva sapere se stavo bene, come andavano le cose in famiglia, se poteva fare qualcosa per aiutarmi. Pure a Parigi mi mandava decine di messaggi per complimentarsi", ha raccontato.

LA ROMA - "Il mio contratto scadrà a giugno, cerco una squadra che mi offra spazio in un campionato importante. L'Italia? Magari... La Roma? Non è andata come speravo, ma ci sono tante cose da spiegare. In primis, con Di Francesco non c’è mai stato feeling. Ero arrivato a Roma per fare la differenza, dopo aver rinunciato a un quinquennale con il Psg dove avevo davanti Di Maria, Neymar, Mbappé, Cavani. La società mi voleva fortemente, il mister no. Provò a schierarmi mezzala, poi mi lasciò fuori e cominciò a dire cose sbagliate su di me. Con Fonseca invece c’era un bel rapporto. Purtroppo però dopo il suo arrivo ho dovuto fare i conti con i problemi all’anca. A dicembre mi sono fatto male, per sei mesi mi sono allenato soffrendo e prendendo antinfiammatori. Tornavo a casa e passavo 4-5 ore sul divano, non ero in grado neppure di giocare con i miei figli. In estate decisi di operarmi, quella non era la mia vita", le sue parole.

L'ADDIO - "Avrei potuto lasciare prima Roma? Sì, ma mi fu chiesto di rimanere. Dopo il primo anno con Di Francesco la società voleva cedermi. Fonseca stoppò tutto per valutarmi in ritiro e, alla fine, decise di trattenermi. Mi disse che secondo lui ero uno dei più forti in squadra, che avrei fatto la differenza e mi avrebbe riportato al top. Ero entusiasta, però a dicembre mi sono infortunato e non sono riuscito a dargli quello che speravo. Nell’estate 2020 decisi di operarmi per rimettermi in forma, sei mesi dopo ero a disposizione ma la società aveva scelto di tagliarmi. E così l’anno scorso non mi hanno mai dato l’opportunità di mostrare che stavo bene. La Roma ha vinto la Conference League? Sono contentissimo per quello che hanno fatto: nella Capitale ho tanti amici, romani e romanisti, che meritavano di vincere. La Roma è una grande squadra, ha una tifoseria caldissima. E, al contrario di quello che può sembrare da certi commenti sui social, mi sono sempre sentito apprezzato. Per strada, nei negozi, ho sempre ricevuto supporto dalle persone che incontravo".

SPAGNA E FUTURO -"Sono contento, venivo da un periodo complicato. Avevo bisogno di un'esperienza come questa: l’Elche è una squadra tranquilla, che gioca una volta a settimana e mi ha dato l’opportunità di allenarmi con continuità. Se ho già ricevuto qualche offerta? Sto valutando il da farsi: il mio contratto con l’Elche scadrà a fine mese. Vorrei restare in Europa per dimostrare che ho ancora forza e qualità per fare la differenza. Rispetto ai tempi in cui dovevo lasciare la Roma, oggi il campo parla per me: nell’ultimo periodo ho giocato e sono migliorato tanto. Tornare in Italia? Chissà... Di sicuro, adoro il modo in cui si vive il calcio in Italia".

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