Walter Sabatini

Sabatini: “Palermo e il furto Champions League. Zamparini manca, tremavano i muri…”

Salernitana

L'ex ds del Palermo e attuale dirigente della Salernitana, Walter Sabatini, ripercorre i suoi trascorsi professionali nel Palermo di Zamparini

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Un fiume in piena. Come di consueto, l'ex direttore sportivo di Lazio, Palermo, Roma ed Inter, tra le altre, Walter Sabatini, regale vere e proprie perle di antologia calcistica. Il dirigente umbro, polo manageriale di riferimento dell'area tecnica nei fasti dell'era Zamparini ed oggi ds della Salernitana, ripercorre le indimenticabili pagine di storia scritte nel corso del suo mandato nel capoluogo siciliano in un'intervista concessa durante il format "Notte Rosa" in onda su Tele One.

"La finale di Coppa Italia la punta dell'iceberg dell'era Zamparini? Io pensavo che ci sarebbe stato un seguito, perché intanto Zamparini aveva un direttore generale e amministratore delegato all'epoca che era Rinaldo Sagramola, il quale era molto attento alla gestione della società, poi lo stesso presidente aveva un grande intuito sui giocatori. Io credevo che partendo da quella base, da quei presupposti, il Palermo potesse continuare la sua parabola ascendente per almeno cinque o sei anni, a livello di competitività quasi europea diciamo. Senza dimenticare che la stagione prima, 2009-2010 il Palermo ha subito un vero furto, vedendosi derubare a Genova la qualificazione in Champions League, qualcosa che ricordandola ancora oggi mi fa male. Un fallo laterale battuto dieci metri più avanti, dal quale è scaturito un calcio i rigore a tempo scaduto. Noi vincevamo 2-1, poi con il pareggio siamo un po' usciti dall'orbita Champions. Qualcosa che ancora mi duole molto, perché andare in Champions League col Palermo sarebbe stata un'apoteosi personale e di tutti davvero clamorosa. Come si lavora avendo dei presidenti lontani logisticamente (in riferimento ad Inter, Bologna e Roma)? Dipende molto dalla bontà e qualità della comunicazione, in quel caso è molto più facile, certo, io venivo da esperienze dirette, anche fisiche perché quando arrivava il ciclone Zamparini a Palermo in città tremavano le mura. lui aveva sempre qualcosa sulla quale recriminare e lo faceva sempre alla sua maniera. Era un tuono continuo, contro le persone, contro le cose, ma sempre con motivazioni valide e con la sua forma che era in puro stile "Zampariniano" della quale io ho una nostalgia incredibile. Degli altri presidenti posso dire che li ricordo con molto rispetto, ma la nostalgia è solo per Zamparini, anche perché la sua morte mi ha fatto mancare qualcosa a livello personale. E' come se lui fosse stato una colonna nella mia vita, anche se non ci sentivamo io nella mia mente pensavo: «Che dirà Zamparini, cosa potrebbe pensare se facessi questa determinata cosa...?». L'ho sempre considerato quasi un "vigile", un presidio morale rispetto alle decisioni che andavo a prendere, ecco mi fa male sapere che non ci sia. La scelta di Salerno? La Salernitana per me è una scommessa, la mia vita è stata caratterizzata dalle sfide ed io senza la tempesta no so vivere. Hernandez? Abel è stato un disgraziato perché era un ragazzo super dotato tecnicamente, aveva mezzi fisici e atletici straordinari. Un ragazzino del 1990 che è arrivato a Palermo a circa diciotto anni e mezzo. Quando è arrivato ha iniziato subito a fare gol, ricordo la doppietta in casa con la Fiorentina. Stiamo parlando di un ragazzino che aveva delle qualità straordinarie, dopo nel tempo, quando ha iniziato a fare gol in serie A contro squadre importanti ha cominciato ad avere delle distrazioni di troppo, come spesso capita ai sudamericani, e si è un pochino perso, danneggiando se stesso e il calcio, perché lui poteva essere una pietra preziosa nel panorama calcistico".

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