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PROFONDO ROSA

Paganese-Palermo 2-2: rosa disarmanti, tra errori clamorosi e scelte discutibili

Palermo

Palermo involuto sotto ogni punto di vista che collezione l'ennesima prova scadente ed impalpabile contro un avversario alla portata. I rosa perdono terreno in ottica playoff, tra errori marchiani e scelte tecniche difficilmente comprensibili

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di Leandro Ficarra

L'ennesimo flop. Lo sfogo di Baldini, i proclami roboanti, i baldanzosi propositi di immediato riscatto. Tutto mestamente evaporato al cospetto del verdetto, impietoso ed insindacabile, del rettangolo verde. Il Palermostecca e buca, ancora una volta, una partita abbondantemente alla sua portata. Tanto per usare un generoso eufemismo. Altra performance calcisticamente imbarazzante. Sotto ogni punto di vista. Forse, contro la modesta e rimaneggiatissima Paganese, la compagine di Baldini è riuscita nell'impresa di fare ancora peggio rispetto alle scadenti prestazioni contro Fidelis Andria e Potenza. Traguardo non semplice da raggiungere e di cui non andare certamente fieri.

Approccio svagato, molle ed abulico sul piano mentale e nervoso, prova impalpabile e desolante sotto il profilo squisitamente tecnico. Scarsissima intensità, zero lucidità e qualità. Coesione, densità ed armonia, con e senza palla, sembrano ormai uno sbiadito ricordo. Una squadra apparsa clamorosamente involuta: lunga, sfilacciata e per larghi tratti sconnessa. Contratta e svuotata, sia di testa sia di gambe.

Un Palermo che sta progressivamente smarrendo identità, convinzione e strada maestra. Vittima di evidenti incongruenze, logorio fisico e psicologico, scelte tecniche difficilmente comprensibili, condizione inadeguata di molti dei cosiddetti big della rosa. Tre pareggi, due dei quali riacciuffati in extremis, contro tre formazioni in piena lotta per non retrocedere in Serie D. La luce che si spegne inspiegabilmente nel momento topico della stagione. Quando bastava spingere appena sull'acceleratore e fare il proprio. Sfruttando l'assist del calendario e implementando il passo per scalare posizioni in chiave playoff.

L'arringa accorata e senza filtri di Baldini non ha sortito plus motivazionali ed effetti adrenalinici. Anzi, scrutando tra le pieghe del rendimento odierno dei singoli, linguaggio del corpo compreso, ha forse acuito l'entità di insofferenze e crepe strutturali.  I millenials con le briciole di minutaggio fin qui racimolate, principali bersagli della sfuriata del coach rosanero, hanno rimodellato e levigatoi musi lunghi in settimana ma, anche oggi, sono rimasti a guardare. Se con le mani in tasca, o nei magari nei capelli, non è dato saperlo. I giocatori di maggiore personalità ed esperienza sono invece scesi in campo, disputando una gara non certo all'altezza delle ambizioni palesate dalla squadra e della fiducia loro concessa.

Anche oggi a Pagani, il Palermo ha mostrato una disastrosa versione di sé. Calcisticamente disarmante. Venti minuti di nulla cosmico, con ritmo soporifero, distanze oceaniche tra i reparti, approssimazione e piattismo in sede di costruzione del gioco, totale assenza di fluidità ed incisività,  in ampiezza come tra le linee e in profondità. Quindi, il Palermosi è fatto gol da solo.

Somma ha cercato un improvvido ed inconcepibile dribbling da ultimo uomo, trasformando in un boomerang una tranquilla gestione del primo possesso. Tommasini gli ha scippato la sfera ed ha ciabattato un sinistro, non proprio irresistibile, che Pelagotti non ha trattenuto consentendo a Cretella di segnare la più comoda delle reti. Topica clamorosa, sul piano tecnico e didattico, la cui genesi è davvero complessa da comprendere e decifrare.

Da lì, una reazione flebile e sconclusionata. Priva di costrutto, idee, veemenza, sussulti. Un destro velleitario di De Rose dalla media distanza, tanto per sporcare i guanti a Baiocco. Buio pesto fino al lampo di Brunori, che si procura e trasforma un rigore che regala il pari prima dell'intervallo.

Baldini lancia Floriano e Crivello in luogo di Damiani e Giron, abbassa Luperini al fianco di De Rose e conferma il 4-2-3-1. Un pizzico di intensità in più nei primi minuti, un barlume di riverbero positivo in termini psicologici e nervosi, figlio del pari raggiunto in finale di frazione. Floriano si incunea sull'esterno tra le maglie della difesa campana e crossa forte e teso, Valente chiude di giustezza sul primo palo e la ribalta.

Palermo avanti ed in controllo. Nonostante tutto. Baldini cerca di rinforzare gli ormeggi in zona nevralgica e richiama in panchina Soleri: dentro Odjer e Luperini torna incursore sulla trequarti. Valente non scarta l'omaggio di De Santis, retropassaggio errato che diventa assist, e calcia fuori a porta vuota. Crivellola combina grossa poco dopo: Tommasini lo prende di infilata, lui scivola nel tentativo di recupero e gli frana addosso. Rigore tanto ingenuo quanto solare che il giocatore della Paganese trasforma.

La sequenza di cambi che conia Baldini desta più di una perplessità. Non solo alla luce di quanto provato in settimana, ma soprattutto in relazione agli effetti prodotti sul terreno di gioco dalle sue mosse. Spazio a Fella, opaco ed ininfluente il suo apporto, per Luperini.

Quindi, con il punteggio ancorato sul pari e totale assenza di brio, estro e qualità in avanti, il tecnico opta per Dall'Oglio che subentra a DeRose. Ancora oblio per Silipo e Felici che, a detta di Baldini in sede di conferenza stampa pre-match, avevano risposto molto bene in settimana alle sollecitazioni ricevute nel post Potenza. L'espulsione di Odjer e le palle sparacchiate nel mucchio a cercar fortuna nell'ultimo scorcio di gara sintetizzano il momento di estrema difficoltà vissuto dalla compagine rosanero.

Prestazioni, dinamiche, atteggiamento e tipologia di calcio ruminato nell'ultimo mese sono quanto di più distante possibile da credo e filosofia che hanno da sempre caratterizzato la carriera dell'ex allenatore di Empoli e Carrarese.

La squadra pare aver perso entusiasmo, identità, autostima e brillantezza mostrate nella prima parte della gestione del nuovo coach.

Lo stesso Baldini sembra provato e non particolarmente ispirato in sede di scelte tecniche iniziali e mosse da attuare in corso d'opera.

Da uomo onesto ed intelligente qual è, anche lui sa bene di dover fare e dare di più. Mettendosi in discussione e rivisitando parzialmente modus operandi in termini di gestione della rosa e valutazione dei calciatori in organico.  Più di qualcosa, nell'iniziale simbiosi tattica, empatica e concettuale, pare stia iniziando a scricchiolare. Troppi i punti persi per strada, gli errori clamorosi, le prestazioni anonime, gli esami di maturità non superati. Marcata l'involuzione sul piano di coralità, intensità e qualità del gioco espresso.

Molti dei senatori che hanno trascinato la squadra per buona parte dell'annata sembrano accusare un sensibile e fisiologico calo di condizione ed energie. Il progetto di inclusione e compartecipazione di tutte le risorse presenti in rosa, perennemente e drasticamente relegate ai margini,  viene sistematicamente annunciato ma non è ancora effettivamente stato avviato. Eccessiva la difformità sostanziale tra il fiume di parole spese in settimana ed il riscontro fattuale all'atto pratico. La classifica lascia ancora flebili chances di scalare qualche posizione.

Tuttavia, pare piuttosto palese che senza un confronto trasversale e risolutivo a tutti i livelli, che comprenda società, tecnico e calciatori, non è plausibile auspicare una svolta radicale che salvi la stagione. C'è un corto circuito in atto,  bisogna individuarne l'origine per porre fine al blackout. Riparando il guasto, riattaccando la spina, magari attivando tutti i contatti sul quadro. Nell'auspicio di implementare e diversificare il voltaggio, restituendo una salvifica dose di elettricità alla squadra ed all'ambiente. Coscienza, concretezza e coraggio. Serve una virata perentoria e decisa da parte di ogni componente.

Urge, repentinamente, invertire rotta e trend. Rompere questa stantia e rovinosa inerzia,  loop di torpore e mediocrità che rischia di inibire ogni residua ambizione. Al fine di arrivare ai playoff con delle reali possibilità, come sostiene reiteratamente Baldini, di provare almeno a giocarsela.

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